Attentato in una Chiesa in Nigeria, strage di donne e bambini durante la messa di Pentecoste. L’attacco, non ancora rivendicato, è avvenuto nella regione di Ondo

Ennesima strage di cristiani in Africa. In Nigeria, nello stato sudorientale di Ondo, ieri, domenica di Pentecoste, un commando armato ha attaccato la chiesa di San Francesco Saverio della città di Owo. Gli assalitori, cinque secondo le testimonianze, sarebbero entrati nella chiesa prima del termine della funzione religiosa, confondendosi tra i fedeli, poi avrebbero lanciato un ordigno nella navata principale, infine aperto il fuoco contro i presenti, per oltre 15 minuti, colpendo indiscriminatamente anche donne e bambini. Le autorità hanno diffuso il bilancio ufficiale delle vittime, 21 persone, su internet circolano le immagini della strage. Smentita la notizia del rapimento di sacerdoti o fedeli. Lo Stato di Ondo, uno dei 36 che compongono la Nigeria, finora era stato relativamente al riparo dagli attacchi di Boko Haram, solitamente avvenuti nel nord del Paese. La polizia nigeriana indaga sulla strage e, in assenza di una rivendicazione, per ora le ricostruzioni ipotizzano una matrice composta da miliziani islamici e mandriani nomadi, radicalizzati, che avrebbero voluto attaccare sia la popolazione cristiana, circa il 50% dei cittadini nigeriani, che i contadini stanziali per ragioni di controllo del territorio. Questioni religiose sommate a quelle economiche, quindi. Ed anche un attacco contro il governatore dello Stato, Rotimi Akeredolu, per aver portato avanti politiche di sicurezza e di contrasto verso i pastori nomadi radicalizzati. Il nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha espresso «sgomento per il drammatico attacco» e «ferma condanna per quanto accaduto» mentre il Vaticano ha reso noto che il Papa «prega per le vittime e per il Paese». Drammatiche le parole di monsignor Lucius Ugorji, presidente della Conferenza episcopale della Nigeria, che invoca il governo a garantire la vita e la proprietà dei suoi cittadini per evitare «la caduta del Paese nell’anarchia».