Il decreto Aiuti si muove nel solco dei precedenti provvedimenti urgenti, adottati a decorrere dal marzo del 2020, poggiando sull’erogazione di bonus una tantum a sostegno di determinate categorie di cittadini. Si tratta di una scelta emergenziale, sicuramente utile nel breve periodo a sopperire a carenze strutturali che, negli anni, hanno inciso negativamente sul lavoro dipendente e sulla produttività e competitività delle imprese. In linea generale, quindi, si ribadisce l’esigenza di ridurre il carico fiscale sul lavoro dipendente e di avviare una revisione della politica energetica nel nostro Paese, attraverso interventi a tutto campo, senza escludere a priori e in maniera preconcetta ogni ipotesi di sviluppo. Sono molti i temi di interesse del decreto, ad iniziare dai bonus energetici che è fondamentale che siano facilmente e immediatamente fruibili da parte di famiglie e imprese, senza dimenticare, però, l’impatto dei maggiori costi energetici sugli enti locali, fino ad arrivare alla diversificazione delle fonti di produzione energetica. L’indennità di 200 euro una tantum rappresenta una soluzione ponte in attesa di interventi ancora più strutturali sul versante del potere d’acquisto di stipendi e pensioni. L’attuale formulazione degli articoli 31 e 32, però, non convince, come non convince la diversificazione fra chi riceverà l’indennità in automatico e chi, viceversa, è destinato a percepirla dietro domanda. Preoccupano inoltre la capienza degli stanziamenti previsti e il fatto che le imprese, già in crisi di liquidità, sono chiamate ad anticipare somme che potrebbero non avere, considerando poi che il mese di luglio coincide pure con i rimborsi Irpef.

di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL