Presidi contrari, ma resta in piedi la questione dei bassi stipendi medi

Giornata di sciopero nelle scuole italiane. Le federazioni di categoria dei professori hanno indetto l’astensione dal lavoro, non trovando però una condivisione con l’associazione nazionale dei presidi che infatti non hanno fatto mancare un commento decisamente piccato. I presidi sono arrivati a parlare di solito ritornello, con i docenti che guardano ai precari, ma non all’interesse degli allievi. Una affermazione molto forte che, inevitabilmente, è destinata a pesare nelle prossime settimane e sugli stessi equilibri all’interno degli istituti. Del resto, anche dal ministro Patrizio Bianchi non sono mancate, nei giorni scorsi, perplessità circa le motivazioni della protesta. I sindacati di categoria, da parte loro, lamentano il taglio degli organici – si parla di poco meno di 10mila cattedre – e il meccanismo di reclutamento, in particolare del personale precario. Sullo sfondo, ad alimentare ancora di più le polemiche, il ritardo nel rinnovo del contratto collettivo e, più in generale, gli bassi stipendi dei docenti italiani, ben al di sotto della media dei principali Paesi europei. È evidente che neanche il rinnovo del contratto collettivo può ribaltare una situazione che è maturata nel corso di decenni, ma, di certo, serve un segnale per provare a rasserenare un clima già molto incandescente, che rischia di provocare forti fratture anche nello stesso governo.