Ieri colloquio telefonico Draghi-Putin. Il premier: «Non ho visto spiragli di pace»

«L’Italia è in prima linea per la difesa dei suoi valori e principi fondamentali e lavora senza sosta verso l’obiettivo ultimo del ripristino della pace». Così il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in un messaggio inviato a Venezia al convegno “Mare liberum, mare clausum. Quarant’anni dalla Convenzione di Montego Bay sul diritto del mare”, organizzato dalla Venice International University assieme all’Istituto di Studi Militari Marittimi della Marina Militare e l’Università Ca’ Foscari. «In un momento storico come quello attuale, in cui il ritorno della guerra sul continente europeo a seguito dell’illegale aggressione russa all’Ucraina, e le sue drammatiche conseguenze, ci hanno resi ancor più consapevoli dell’importanza di assicurare il rispetto del diritto internazionale», ha aggiunto il titolare della Farnesina, coinvolto negli ultimi giorni nel “giallo” del piano di pace presentato dall’Italia – pare, secondo diverse fonti – su iniziativa del ministero degli Esteri, senza il coinvolgimento del governo né del presidente del Consiglio, Mario Draghi. Che, comunque, non è rimasto immobile, di fronte agli ultimi sviluppi del conflitto. «Ho cercato il presidente Putin», ha riferito ieri il premier nel corso di una conferenza stampa, spiegando che «lo scopo» della chiamata «era chiedere se si potesse far qualcosa per sbloccare il grano che oggi è nei depositi in Ucraina, perché la crisi alimentare che si sta avvicinando e in alcuni paesi africani è già presente avrà proporzioni gigantesche e conseguenze umanitarie terribili». Alla richiesta, il leader del Cremlino ha replicato sostenendo che «la crisi alimentare è colpa delle sanzioni e che se le sanzioni fossero tolte la Russia potrebbe esportare grano». Un passo indietro impossibile, al momento: «Ovviamente le sanzioni sono lì perché la Russia ha attaccato l’Ucraina», ha osservato Draghi. Durante il colloquio telefonico, «ha parlato quasi solo lui sul piano generale. Per me era importante vedere se si poteva sbloccare la questione del grano fermo nei porti del mar Nero», ha riferito ancora Draghi. La telefonata ha permesso al premier di sondare l’umore del leader russo. Non ci sono buone notizie, però. «Non ho visto spiragli di pace», ha ammesso il presidente del Consiglio.