Bocciata la proposta di M5s, FdI e Alternativa. Conte attacca la Lega: «Ci sono i pacifisti della domenica»

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, non riferirà al Senato alla vigilia del Consiglio straordinario europeo del 30 e del 31 maggio sulla guerra, scoppiata dopo l’invasione russa dell’Ucraina, e l’economia. Bocciata ieri sera da Palazzo Madama la proposta di Movimento 5 stelle, Fratelli d’Italia e Alternativa che chiedeva l’intervento del premier in Aula. Per inciso, il premier ha informato l’Aula la scorsa settimana. «Il voto di ieri al Senato mi ha sorpreso», ha detto il presidente dei 5 stelle, Giuseppe Conte, sottolineando che «il M5s ha chiesto in modo molto trasparente di rafforzare l’azione di governo attraverso un confronto in Parlamento con voto del Parlamento». Poi una punzecchiata alla Lega: «Il fatto di sentire partiti, come la Lega, che tuona contro l’invio di ulteriori aiuti militari all’Ucraina e poi addirittura non è favorevole a un dibattito in Parlamento, mi sorprende, mi fa capire che ci sono evidentemente pacifisti della domenica». I leghisti hanno difeso il voto: «Non avendo la disponibilità del presidente Draghi non possiamo votare contro il calendario», ha spiegato il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo. Il Partito democratico non ha risparmiato critiche al M5s: il senatore Andrea Marcucci ha osservato che «le comunicazioni del presidente del Consiglio sull’Ucraina non possono trasformarsi ogni volta in una resa dei conti della maggioranza», aggiungendo che «il presidente Draghi verrà naturalmente in Parlamento come è sempre venuto. Le forzature del M5s sono del tutto assurde ed ingiustificate». Le fibrillazioni tra i partiti di maggioranza non sono limitate alla strategia da adottare nel conflitto ucraino – stop all’invio di armi e accelerazione delle trattative diplomatiche, la via indicata da Lega e M5s –: altro nodo da sciogliere riguarda il ddl Concorrenza. Che, notizia di ieri sera, approderà al Senato (e sarà votato) il 30 maggio (Draghi ha chiesto l’approvazione entro la fine del mese). Il nodo sulle concessioni balneari (il governo vorrebbe far rispettare una sentenza del Consiglio di Stato che prevede la fine delle attuali concessioni al 31 dicembre 2023, ma Lega e FI chiedono una proroga) non è stato ancora risolto: «Bisogna lavorarci, sono fiducioso», ha detto ieri sera Matteo Salvini, a Porta a Porta.