Mosca apre uno spiraglio sull’export di grano. Ma potrebbe non bastare. Di Maio: «Nel quadrante nordafricano la mancanza di grano può causare da instabilità politica a maggiore immigrazione, colpi di Stato e proliferazione di organizzazioni terroristiche»

Mosca si è dichiarata oggi pronta, attraverso il viceministro degli Esteri, Andrey Rudenko, a fornire un corridoio umanitario per le navi che trasportano prodotti alimentari fuori dall’Ucraina. Ma a patto di una parziale revoca delle sanzioni. Una (quasi) rassicurazione in risposta all’allarme lanciato dalle Nazioni Unite e dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, sul blocco a cui sono stati sottoposti almeno 27 milioni di tonnellate di grano ucraino nei porti del Paese, e alle accuse di furto del grano da parte dei militari russi, prontamente smentite dal Cremlino come «fake news». Un’apertura comunque c’è ed è un segnale importante da cogliere, visto che l’export delle derrate avviene per il 95% via mare e quindi impossibile senza l’aiuto di Mosca, poiché i porti ucraini di Mariupol e Berdiansk, nel mar d’Azov, sotto controllo dell’esercito russo, così anche Kherson nel Mar Nero, mentre Odessa è bloccata, circondata da mine russe. Prima della guerra, il grano esportato da Russia e Ucraina copriva il 30% del consumo mondiale, mentre il solo grano ucraino permetteva di realizzare il 50% dei programmi delle Nazioni Unite, World Food program, mirato a combattere carenze e carestie. Dunque, lo sblocco delle navi è un sospiro di sollievo, ma non è tutto. Secondo Coldiretti, in riferimento al corridoio umanitario aperto dalla Russia per consentire alle navi straniere di lasciare il porto di Mariupol e al primo treno merci con un carico di grano di viaggiare dall’Ucraina alla Lituania attraverso la Polonia, saranno in arrivo tra poche settimane 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno, però, dei 33 milioni di tonnellate previsti per questa stagione. Da un articolo pubblicato oggi sul sito dell’agenzia Agi, tuttavia, neanche il trasporto su ferro può costituire una soluzione o una valida alternativa al trasporto via mare, perché l’Ucraina utilizza degli scartamenti ferroviari differenti da molti Paesi Europei. Non rappresentano un’alternativa per superare i 30 milioni di tonnellate da esportate in un anno né il trasporto fluviale, con soli 4 porti vecchi e piccoli sul Danubio, né quello su gomma, sia per la carenza di carburante, dovuta alla guerra, sia per le difficoltà logistiche e per gli scontri in atto, che alle 13 autostrade hanno consentito di far viaggiare non più di 20 mila tonnellate al giorno, meno della metà delle 50 mila tonnellate potenzialmente esportabili. Senza dimenticare il rallentamento delle pratiche burocratiche.

Quei 30 milioni di tonnellate, comunque, sono meno della metà dei numeri pre-conflitto e sarà altresì impossibile conservare milioni di tonnellate di grano invenduto. Fatto quest’ultimo che potrebbe innescare il fallimento di tantissime aziende e contribuire a carenze e carestie nella popolazione mondiale.