L’Italia, insieme a Grecia e Cipro, tra i Paesi UE con squilibri macroeconomici eccessivi. Così nel pacchetto primaverile del semestre europeo presentato dalla Commissione UE. Gentiloni: «UE non vuole aumento tasse o Imu sulla prima casa»

Nel 2023, «le politiche di bilancio nazionali dovrebbero coniugare la spinta agli investimenti con il controllo della crescita della spesa corrente, cosa particolarmente importante per i Paesi ad alto debito, ai quali è chiesto di garantire una politica fiscale prudente il prossimo anno». Così ha ammonito il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, durante l’odierna conferenza stampa, in occasione della presentazione da parte della Commissione Ue del pacchetto primaverile del semestre europeo, contenente gli orientamenti fiscali per l’Ue e per i suoi Stati membri. Il riferimento all’Italia è implicito ma molto chiaro, visto che il nostro Paese è, insieme a Grecia e Cipro tra i tre Stati membri che continuano a presentare squilibri macroeconomici eccessivi, mentre Germania, Spagna, Francia, Paesi Bassi, Portogallo, Romania e Svezia presentano squilibri e Irlanda e Croazia non presentano più squilibri, grazie ad un rapporto debito/Pil notevolmente diminuito nel corso degli anni con una forte dinamica al ribasso. Sono infatti 12 gli Stati membri selezionati per le valutazioni approfondite effettuate dalla stessa Commissione su eventuali squilibri macroeconomici. La Commissione ha comunque rilevato come la pandemia continui ad avere uno «straordinario» impatto macroeconomico e fiscale che, insieme all’attuale situazione geopolitica, crea un’eccezionale incertezza. Per questo non ha proposto di aprire nuove procedure per i disavanzi eccessivi. Ma il problema è soltanto rimandato. Nel complesso le vulnerabilità si stanno attenuando e stanno scendendo al di sotto dei livelli pre-pandemici in vari Stati membri, giustificando anche una revisione della classificazione degli squilibri. La Commissione, inoltre, ha adottato una relazione sul rispetto dei criteri di disavanzo e sul debito contenuti nel Patto di stabilità per 18 Stati membri (Belgio, Bulgaria, Cechia, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Estonia, Austria, Polonia, Slovenia, Slovacchia e Finlandia). Scopo della relazione, valutare il rispetto da parte degli Stati membri dei criteri di disavanzo e debito del trattato. Ma non illudiamoci, il pericolo non è scampato: «La crescita è bassa ma continua, possiamo avere una recessione tecnica in alcuni Paesi e ovviamente ci sono rischi al ribasso». «Allo stesso tempo abbiamo un supporto per l’espansione delle nostre economie», «il modo migliore per evitare questi rischi è implementare quello che abbiamo deciso», ha sottolineato Gentiloni.