Il premier difende la decisione del governo di sostenere Kiev, all’indomani di un Cdm convocato d’urgenza, durante il quale ha invitato i partiti di maggioranza ad accelerare con le riforme per il Pnrr

«Quello che si deve fare è cercare la pace, fare in modo che i due smettano di sparare e comincino a parlare». E ancora: «Chi attacca ha sempre torto». Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, parlando agli studenti della scuola media “Dante Alighieri”, a Sommacampagna, in provincia di Verona. «Come quando uno per strada è grosso grosso e dà uno schiaffone a uno piccolo», ha aggiunto il premier, spiegando ai ragazzi e alle ragazze che «quello che è successo è che il piccolino adesso è più grande e si “ripara” dagli schiaffi, prima di tutto perché è stato aiutato dagli amici, ma anche perché combatte e si difende per un motivo, la libertà». E sono proprio gli ulteriori aiuti (militari) da inviare al governo ucraino a causare qualche fibrillazione all’interno della maggioranza. Da Lega e Movimento 5 stelle sono arrivati ripetuti inviti a stoppare gli invii di armi. Così facendo, questo il ragionamento delle due forze politiche, si potrà favorire il dialogo tra le parti e quindi una soluzione diplomatica alla guerra, senza ulteriore spargimento di sangue. Il premier è intervenuto all’indomani di una giornata che si è chiusa con un Consiglio dei ministri convocato d’urgenza. Durante il vertice, il presidente del Consiglio ha chiesto di rispettare i tempi delle riforme, fondamentali per passare alla messa in atto del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e di resilienza. «Nella comunicazione» il premier «ha dato l’indicazione di poter chiudere la legge delega sulla concorrenza entro maggio, anche con la fiducia se necessario», ha riferito il ministro per il Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, all’uscita di Palazzo Chigi. «C’è un grande lavoro fatto fino ad ora da parte dei senatori e di tutte le forze politiche. Credo che in questo momento ci sia bisogno di un ultimo passaggio. Vedremo se dovremo mettere la fiducia o arriveremo con un chiarimento dell’ultimo miglio: sono fiducioso», ha concluso. Il tempo non è moltissimo, dunque. E uno dei nodi è lontano dall’essere sciolto. Quello relativo alle concessioni balneari: nell’ultima bozza di riformulazione del testo stabilisce che l’iter per lo sblocco delle gare si chiuda nel 2024, nel rispetto di una sentenza del Consiglio di Stato che prevede la decadenza delle attuali concessioni entro il 2023. Lega e Forza Italia chiedono però di allungare i tempi. Una concessione che il governo non intende fare, al momento.