Il ministro al tavolo con le parti sociali ha proposto meno ore di lavoro a parità di salario

Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, durante l’incontro con le parti sociali a metà fra presenza (Ugl e Cisl) e a distanza (fra gli altri Cgil, Uil e Confindustria), ha provato a sondare il campo sulla proposta di introdurre degli incentivi per le aziende che riducono l’orario di lavoro a parità di stipendio. Lo stesso ministro ha poi calibrato meglio il tiro, parlando anche di riorganizzazione in maniera innovativa dell’orario di lavoro, aprendo così ad ipotesi diverse rispetto alla semplice riduzione dell’orario su base settimanale. Prima di questa proposta, Orlando aveva anche anticipato l’intenzione di coprire le ore di formazione al 70-75% con la differenza in conto alle imprese. Rispetto all’idea di meno ore a parità di stipendio, i sindacati hanno preferito non sbilanciarsi, rimandando il tutto alla contrattazione collettiva, con l’Ugl che ha anche chiesto di ragionare sull’introduzione e il rafforzamento degli strumenti di partecipazione dei lavoratori, tema quest’ultimo richiamato pure da qualche associazione datoriale. Non però dalla Confindustria che ha subito alzato un muro davanti alla riduzione dell’orario di lavoro. Di certo, comunque, scorrendo le statistiche, l’Italia è uno dei Paesi con maggiore numero di ore medie annuali lavorate, cui, però, non corrispondono paghe orarie adeguate a causa della scarsa produttività del mondo produttivo.