di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

C’è una voce importante nell’agenda politica nazionale che ultimamente, però, è stata poco attenzionata, certamente per via delle altre emergenze, Covid, energia, Ucraina, ma anche perché sull’argomento si palesano in modo evidente le diverse vedute fra i partiti che compongono la maggioranza che sostiene il governo Draghi. Una maggioranza ultimamente piuttosto in difficoltà. Eppure un confronto sul tema e possibilmente anche una sintesi che riesca a mettere insieme in modo soddisfacente le sensibilità delle varie forze politiche, e soprattutto degli italiani che le sostengono, non si può più evitare. L’estate è alle porte e la questione è urgente. Si parla di immigrazione, degli sbarchi di grandi masse di persone che vogliono entrare irregolarmente in Italia approdando sulle coste meridionali del Paese, sbarchi che stanno per riprendere in quantità considerevoli e che, data la generale situazione economico-sociale, preoccupano non poco. L’ha detto per primo il leader della Lega Salvini, che ha fra i propri cavalli di battaglia l’impegno per una gestione più rigorosa del fenomeno migratorio, chiedendo a Draghi “di organizzare un incontro con la Lamorgese” per affrontare un problema definito esplosivo, ancora di più in questo frangente già così complesso per l’Italia. Ci auguriamo che questa richiesta venga accolta, perché come si sono trovate intese, nonostante iniziali visioni diversissime, su vari temi emergenziali nel nome dell’interesse nazionale, così anche sull’immigrazione non si può più evitare l’argomento, restando ognuno sulle proprie posizioni, semplicemente perché il Paese non può permetterselo, a livello economico, sociale, di coesione e sicurezza interna, in un contesto già fin troppo critico. Tutti ricordiamo bene gli attriti fra l’attuale ministro degli interni, che già ricopriva questo ruolo nell’esecutivo Conte due, e il predecessore, appunto Salvini, titolare dello stesso dicastero ai tempi del governo gialloverde, per inciso guidato sempre da Giuseppe Conte. L’una interprete della visione più lassista della sinistra, l’altro di quella intransigente della destra e del primo M5s. Ora ci troviamo in una situazione terza, col governo di unità nazionale di Draghi e se già la riconferma del ministro precedente, su un tema così divisivo, aveva suscitato non poche perplessità, ora è arrivato il momento di trovare una sintesi tra le due visioni affinché l’esecutivo sia realmente unitario. Anche tenendo conto delle parole del Premier stesso, che più volte sull’argomento, anche in sede europea, ha chiesto più collaborazione e più rigore, un fronte comune per aiutare un’Italia troppo sola ad affrontare il problema. Richiesta che, anche alla luce della nuova situazione internazionale, non può più essere rispedita al mittente, né da Bruxelles né dalla sinistra italiana.