Alla Camera, il governo ha posto la questione di fiducia sul decreto legge Ucraina bis, senza emendamenti e articoli aggiuntivi al testo, già approvato dal Senato, che scade il 20 maggio. Il tempo stringe, dunque. Domani, alle 10:30, il voto. La decisione, comunicata dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, è stata presa dopo che ieri, in tre occasioni, l’Aula si è trovata senza il numero legale: decisive le assenze di tanti membri della maggioranza. In mattinata i deputati hanno respinto la pregiudiziale di costituzionalità presentata da Fratelli d’Italia, con 289 voti contrari, 30 favorevoli e 3 astenuti. Il dl Ucraina bis prevede misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari provocati dalla guerra scoppiata con l’invasione russa dell’Ucraina. Tra le forze politiche scettiche sulla necessità di proseguire con l’invio di armi al governo ucraino, c’è la Lega: «Ho parlato di cessate il fuoco e di disarmo, dunque questi passano da uno stop di invio di armi», ha detto il leader leghista, Matteo Salvini, dopo aver incontrato ieri nel tardo pomeriggio il presidente del Consiglio, Mario Draghi. «Due mesi e mezzo fa, quando votammo l’invio di tutti i tipi di aiuti all’Ucraina, c’erano certe condizioni, a quasi tre mesi dall’inizio del conflitto e decine di migliaia di morti io sono convinto che ulteriori invii di armi allontanino la pace», ha concluso Salvini. Giuseppe Conte ha confermato la linea del Movimento 5 stelle: «Con tre forniture di armamenti a Kiev l’Italia ha già dato, ora la diplomazia», ha detto a margine del convegno “Interconnessione e intermodalità per lo sviluppo sostenibile delle reti di trasporto”, organizzato dai Cinque Stelle in Senato. Secondo il M5s, è «necessario» in questa fase «un confronto in Parlamento tra le varie forze politiche, con la possibilità di pervenire a un atto di indirizzo del Parlamento». Una richiesta che non intende mettere in difficoltà l’esecutivo, ha assicurato Conte: «Il confronto con il premier in Parlamento non è per indebolire il governo, anzi: è per rafforzare il suo mandato in tutti i consessi internazionali e far sentire forte la voce del governo italiano rafforzata dalla linea condivisa con il Parlamento».