Alla fine, la decisione presa è stata quella di confermare, almeno per le parti ancora attuali e non superate dai successivi provvedimenti di legge, il Protocollo condiviso per il rientro in sicurezza con funzione di contenimento della diffusione del Covid-19, sottoscritto ad aprile del 2020 e poi successivamente aggiornato nel 2021. Con il Protocollo nazionale, mantengono il loro valore anche le intese a carattere settoriale e aziendale. I ministeri interessati, Lavoro, Salute e Sviluppo economico, e le parti sociali si sono date appuntamento a giugno per una ulteriore valutazione dell’andamento della pandemia per una puntuale valutazione sulle cose da mantenere e su quelle eventualmente da cambiare. La data del 30 giugno resta fissata in maniera indicativa; dopo si capirà se il Protocollo verrà nuovamente sottoscritto o se, viceversa, alcuni passaggi troveranno una diversa collocazione normativa, dentro una legge o in un’ordinanza ministeriale. In attesa di capire cosa succederà prima e dopo l’estate, le parti hanno messo in campo i loro desiderata. In particolare, per la Cgil i vari Protocolli dovrebbero restare così come sono, mentre la Cisl ha auspicato qualche correttivo, soprattutto nell’utilizzo della mascherina da limitare ai casi di promiscuità. La Uil ha insistito sul ruolo dei Comitati aziendali, cosa sostenuta anche dalla Ugl, per la quale sono da valorizzare gli aspetti innovativi frutto dell’esperienza di questi due anni. Più interessati alle responsabilità dei datori di lavoro le associazioni datoriali.