Sale il prezzo del grano, ripiega lievemente il mais

È ancora allarme sulle piazze di contrattazione dei cereali, con i prezzi dei seminativi rilevati in Italia che ad aprile hanno registrato nuovi rincari su base mensile. È quanto sottolinea l’Ismea nella nota di aggiornamento sull’evoluzione dell’impatto della guerra in Ucraina sui mercati di cereali e soia. Il frumento duro, per esempio, ha visto i listini portarsi a 503,66 euro/t ad aprile, registrando un +84,2% rispetto aprile 2020, +86,5% su aprile 2021 e + 1,4% sul mese precedente. Per il grano tenero il monitoraggio segnala mediamente 398,95 euro/t, con un incremento del +71% su base annua e del 2% sul mese precedente. Il mais ha registrato invece una lieve flessione: sul mercato nazionale è quotato mediamente a 371,94 euro/t, riportando un -2,6% su marzo 2022, a fronte di un +59,5 su base annua. Questo lieve calo, spiega però Ismea, «non è indicativo di un’inversione della tendenza del mercato, permangono infatti le preoccupazioni sulla mancanza del prodotto di origine ucraina». «Non sono più solo i prezzi alle stelle del grano a preoccuparci – spiega invece Federalimentare -, ma il rischio di carenza di questa materia prima anche in Italia. In parte il problema è logistico, perché il blocco sul mar Nero non permette all’Ucraina di esportare, mentre dall’altra parte la Russia ha ridotto le sue esportazioni. Inoltre, quasi tutti i paesi europei esportatori stanno rallentando l’offerta/export». C’è ottimismo però riguardo il Piano dell’Unione europea, attraverso il quale potrebbero essere sbloccati 30 milioni di chili di grano e circa 200 milioni di chili di mais fermi in Ucraina.