Cresce la voglia di intervenire con una legge, cosa che non piace a molti

Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, rilancia due tematiche da sempre oggetto di confronto fra le parti. Il primo tema è quello connesso alla ipotesi di legge sulla rappresentanza, così da avere uno strumento per misurare il peso di ogni organizzazione sindacale. È soprattutto la Cgil a spingere su questo versante, mentre per la Cisl potrebbe anche non servire, in quanto sarebbe sufficiente secondo il sindacato di Sbarra far funzionare bene la contrattazione collettiva. La Uil, nel tempo, ha assunto una posizione ondivaga, mentre la Ugl appare più vicina alle posizioni della Cisl. L’altra tematica sollevata da Orlando, peraltro strettamente connessa alla prima, è quella dell’impatto dell’inflazione sugli stipendi dei lavoratori. Soprattutto negli ultimi mesi, la crescita esponenziale dei prezzi ha ridotto sensibilmente il potere d’acquisto dei salari, individuati spesso sulla base proprio dei contratti collettivi sottoscritti da Cgil, Cisl e Uil. A ben vedere, quindi, si è davanti ad un paradosso che potrebbe addirittura peggiorare laddove si inserisce una norma di legge per l’individuazione del salario minimo orario valido per tutti e per tutte. Il rischio è quello di un peggioramento delle condizioni complessive del lavoro dipendente in Italia, cosa che, a cascata, avrebbe effetti anche sui pensionati e, soprattutto, sull’universo dei parasubordinati.