Guerra e pace, più gas: il viaggio del premier italiano negli Stati Uniti. Secondo l’ultimo sondaggio Ipsos, la guerra in Ucraina tiene soprattutto alta l’apprensione degli italiani per le conseguenze economiche

Mentre, in base all’ultimo sondaggio Ipsos, la guerra in Ucraina tiene soprattutto alta l’apprensione degli italiani per le conseguenze economiche e vede in aumento i “neutrali” del 3%, a discapito dei “pro-Zelensky”, il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, sta incontrando oggi a Washington alla Casa Bianca il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Al centro dei colloqui gli aiuti all’Ucraina, le sanzioni contro Mosca e la corsa per l’indipendenza dal gas russo, che vede gli Stati Uniti molto interessati ad un’Italia affrancata del tutto dalla dipendenza verso la Russia, in favore del gas liquido a stelle e strisce, che però, per adesso, copre solo l’1% del fabbisogno italiano.
Tutto questo mentre nella maggioranza Lega e M5s si sono palesemente dichiarati contrari all’invio di nuove armi in Ucraina. Ma, prima ancora di partire alla volta degli Usa, il premier ha già dimostrato e dichiarato più volte di condividere il principio cardine della strategia americana e della Nato e cioè che è continuando a fornire armi all’Ucraina che si pongono le premesse per la fine del conflitto. Ed è da quest’ultimo assunto che parte il colloquio tra Joe Biden e Mario Draghi. Da un punto di vista squisitamente politico, secondo alcuni osservatori, non è vero che l’Italia sta conquistando agli occhi degli Usa la posizione di partner di riferimento del Vecchio Continente insieme a quelli di sempre, come Regno Unito, Francia e Germania, semmai che è Mario Draghi, insieme al Capo dello Stato Sergio Mattarella, ad essere per Usa il garante di una coalizione piuttosto eterogenea e segnata dalle divisioni sull’invio di armi all’Ucraina, di cui l’amministrazione americana è ben consapevole.
Nonostante questa consapevolezza, il presidente si aspetta dagli alleati e, quindi, anche dall’Italia, «un contributo proporzionale» ai 33 miliardi di dollari, di cui 20 in armamenti, stanziati per aiutare l’Ucraina, nonché una maggiore disponibilità italiana a consegnare più mezzi militari a Zelensky, con una preferenza per i missili anti-aereo e anti-carro. Potrebbero non bastare i contenuti del terzo decreto italiano sulle armi per rafforzare il fianco Est della Nato. L’Italia sta già studiando l’invio di due battaglioni (tra i 500 e mille militari) in Bulgaria e Ungheria e nuove missioni potrebbero essere affiancate a quelle già in atto in Romania e in Lettonia. Non sono dunque né gli Usa né la Nato ad acquisire maggiore forza e sostegno dal viaggio del premier italiano nel Nuovo Continente, ma è altrettanto vero che, per un ritorno più sereno in Italia, Draghi in questi due giorni dovrà perorare visibilmente anche le ragioni che sono a sostegno della pace.