Dalla parata nella Piazza Rossa le accuse di Putin alla Nato e all’Occidente. Von der Leyen: «Il messaggio che l’Europa dà oggi è molto più importante e potente di quello che vediamo trasmesso in Russia»

La giornata temuta è arrivata: la parata nella Piazza Rossa a Mosca per il giorno della Vittoria sul nazismo. Un “test” per verificare le intenzioni del leader russo, Vladimir Putin. Quest’ultimo nel suo discorso ha parlato di «operazione militare speciale» in Ucraina, non spingendo la guerra a uno step successivo e evitando di pronunciare esplicitamente la parola stessa. Ma il tutto è avvenuto in una Piazza Rossa gremita da circa 11mila soldati divisi in 33 colonne, con carri armati, armamenti e l’aereo anti-attacco nucleare Ilyushin-80. Avvisando, in un passaggio, che «chiunque tenti di ostacolarci o di minacciare il nostro Paese o il nostro popolo, deve sapere che la risposta della Russia sarà immediata e porterà a conseguenze che non ha mai affrontato nella sua storia». Putin si è concentrato a parlare delle motivazioni che lo hanno spinto a invadere l’Ucraina («dovevamo farlo») e, da qui, le accuse alla Nato e all’Occidente, che «non ha voluto ascoltarci». Sostiene che l’alleanza atlantica ha portato ai confini della Russia una «minaccia per noi assolutamente inaccettabile», quindi la decisione di invadere l’Ucraina è stata «tempestiva e l’unica giusta». Ha descritto gli stati «satelliti» di Washington, costretti a «fingere di non accorgersi di nulla e ingoiare docilmente tutto», sottolineando per questo il «degrado morale» dell’Occidente, in contrapposizione all’unicità del modello russo. Per Putin è Mosca ad aver «rifiutato preventivamente l’aggressione» da parte dei «nemici della Russia», che hanno cercato di usare «bande di terroristi internazionali» per «seminare inimicizia nazionale e religiosa per indebolirci e dividerci dall’interno, ma niente di questo è riuscito». Ha definito «operazione punitiva» quella che, a suo dire, l’Ucraina e i suoi alleati stavano preparando nel Donbass e per «un’invasione delle nostre terre storiche, compresa la Crimea». Alle truppe impegnate in Ucraina ha detto: «Voi combattete per la nostra gente nel Donbass, per la sicurezza della nostra patria», affinché «non ci sia posto nel mondo per i criminali nazisti». La risposta del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è arrivata attraverso un «videomessaggio della vittoria», affermando: «Stiamo lottando per la libertà dei nostri figli, e quindi vinceremo. Non dimenticheremo mai ciò che fecero i nostri antenati durante la Seconda guerra mondiale, nella quale morirono più di otto milioni di ucraini. Molto presto ci saranno due giorni della vittoria in Ucraina. Per qualcuno non sarà così. Abbiamo vinto allora. Vinceremo ora». E poi, senza nominare Putin, afferma «colui che sta ripetendo oggi gli orribili crimini del regime di Hitler, è condannato». Non sarà guerra, ma la strada verso il “cessate il fuoco” non è neanche lastricata di buone intenzioni.