L’analisi del CSC. Frena l’attività, pesano la guerra, la carenza di materiali e i prezzi

Dopo il rimbalzo statistico registrato a febbraio (+4%), per marzo e aprile le stime di Confindustria mostrano nuovi cali della produzione industriale, quantificati rispettivamente in un -2% e in un -2,5%, che si accodando ai -3,4% di gennaio e -1% di dicembre 2021. Sulle rilevazioni, spiega il Centro studi, «continuano ad incidere i fattori che ostacolavano l’attività produttiva italiana già prima della guerra (rincari delle materie prime, scarsità di materiali)», con «l’insufficienza percepita di impianti e/o materiali» che «si è significativamente acuita». Già S6P Global, nelle rilevazioni diffuse a inizio mese, aveva parlato di una “debole prestazione« da parte del settore manifatturiero italiano, con la produzione cresciuta al tasso più debole da giugno 2020 per via delle difficoltà delle imprese nel far fronte alla carenza di materiale, ai tempi medi di consegna più lunghi e al rallentamento della crescita della domanda. Fattori a cui si aggiunge la costante crescita dei costi sostenuti dalle imprese, ad un tasso di inflazione che «ha toccato il livello massimo in quattro mesi». L’indice PMI di aprile è infatti sceso a 54.5 punti dai 55.8 di marzo. «I problemi con la fornitura e la carenza di materiale ad aprile hanno continuato ad ostacolare la crescita della produzione in Italia», aveva spiegato Lewis Cooper, Economist di S&P Global, secondo cui «il settore sta riuscendo appena a resistere alla tempesta della carenza di materiale e di aumento dei costi, ma con la diminuzione della crescita della domanda, le sfide probabilmente diverranno maggiori a meno che la carenza non verrà alleviata».