Il sistema di difesa sociale ed economico costruito in 200 anni è ormai agli sgoccioli

Duecento anni di storia sociale, sindacale, normativa e istituzionale che hanno generato un corpo di diritti nel mondo del lavoro possono svanire in poco tempo. Le minori tutele sono il filo conduttore del terzo capitolo del Rapporto Censis-Ugl. Si è assistito, nel tempo, ad una progressione erosione delle conquiste di decenni di lotte. La conseguenza diretta è che il modello di tutele è stato intaccato pesantemente dalla globalizzazione. La difesa del posto fisso attuata in passato ha finito per generare «una sorta di mercato del lavoro parallelo per i soggetti sociali più vulnerabili, dai giovani alle donne ai migranti fino ai lavoratori dei settori meno sindacalizzati», con il lavoro flessibile non accompagnato da un sistema di ammortizzatori sociali adeguati. Dalla flessibilità si è così presto approdati alla precarietà. I dipendenti con contratto a tempo determinato sono ad oggi circa 2,9 milioni con una impennata di quasi 30 punti percentuali in dieci anni. Come per il part time involontario, anche in questo caso sembra essere davanti ad un qualcosa di sopportato e non davanti ad una scelta consapevole del lavoratore. «Il tempo determinato – si legge nel Rapporto Censis-Ugl – definisce una condizione di minorità, vissuta e percepita come tale, cioè come esito di una fragilizzazione delle tutele che coinvolge, in modo particolare, chi parte da situazioni di svantaggio e rischia di restarci». Una condizione da «spalle al muro» per quasi il 64% dei giovani, soprattutto durante la pandemia.