I dati Istat. Per le associazioni di categoria è un calo che non sorprende

A marzo l’Istat ha registrato un calo delle vendite al dettaglio dello 0,5% in valore e dello 0,6% in volume. Una diminuzione influenzata soprattutto dalla contrazione che ha interessato le vendite di beni non alimentari, per le quali l’Istat indica n -0,8% in valore e un -0,7% in volume, mentre per quelle alimentari le rilevazioni mostrano una variazione nulla in termini di valore e un calo dello 0,6% se si considerano i volumi. Commentando i risultati, Confesercenti ha parlato di «una frenata purtroppo attesa». «Se nei primi due mesi dell’anno – ha spiegato infatti l’associazione di categoria – si era registrata una boccata di ossigeno per le imprese, a marzo si evidenzia un rallentamento del recupero delle vendite, dovuto all’impennata dei prezzi dei beni energetici che incide sulla spesa delle famiglie e che, inevitabilmente, peserà sui consumi interni e sulla crescita per il resto dell’anno». Anche secondo la Confcommercio il calo «non sorprende ed è in linea con il rallentamento dell’economia e la persistente crescita dell’inflazione». Per quanto riguarda invece il confronto annuo, l’indice risulta in crescita del 5,6% in valore e del 2,5% in volume. In questo caso il contributo maggiore è arrivato dalle vendite dei beni non alimentari (+11,6% in valore e +10,4% in volume) mentre quelle dei beni alimentari registrano una diminuzione, (-0,5% in valore e -6% in volume). Dall’analisi delle forme distributive emerge un nuovo rallentamento del commercio elettronico, che con un -3,9% si contrappone al +4,6% della grande distribuzione, al +7,7% dei piccoli negozi e al +7% delle vendite al di fuori dei negozi.