Così il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Lukashenko ammette: «La guerra si sta trascinando troppo a lungo»

Le celebrazioni a Mariupol del 9 maggio, per il giorno della vittoria, sono da ritenersi impossibili. A dirlo è stato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo quanto riporta l’agenzia Tass. Peskov ha poi riferito di non avere «informazioni» rispondendo ad una domanda sul possibile invio da parte di Mosca di una delegazione ufficiale a Mariupol per il giorno della vittoria. Semmai ha rimarcato che l’organizzazione delle celebrazioni nella città «è impossibile per ovvie ragioni», ma si è anche detto certo che arriverà il momento per queste celebrazioni. Quanto alle operazioni di guerra, nella giornata di oggi l’Ucraina ha fatto sapere di aver colpito nuovamente la flotta della Russia nel Mar Nero dopo l’affondamento dell’incrociatore Moskva. Si è infatti parlato della fregata russa Admiral Makarov in fiamme, vicino a Snake Island, dopo essere stata colpita da un razzo ucraino, ma il Cremlino, tramite lo stesso portavoce, dice di non avere informazioni in merito. Sul piano più diplomatico, sono interessanti le parole rilasciate dal presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, intervistato dall’Associated Press. L’alleato storico del presidente russo Vladimir Putin ha difeso le scelte di Mosca, sostenendo che le operazioni militari sono una conseguenza delle provocazioni di Kiev, ma ha ammesso che la «guerra si sta trascinando troppo a lungo», sottolineando inoltre che «l’utilizzo di armi nucleari in Ucraina sarebbe inaccettabile. Non solo perché è vicino a noi, ma perché questa scelta finirebbe per scagliare il globo terrestre fuori dalla sua orbita, chissà dove». «Non so se la Russia sia davvero capace di farlo – ha quindi aggiunto al riguardo –, questo bisognerebbe chiederlo a Putin». «Putin non deve vincere e non vincerà. Ne va della sovranità dell’Ucraina, della libertà del suo popolo, ma anche del futuro di qualsiasi ordine mondiale basato sulle regole», ha invece detto il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, in un discorso ad Amburgo. «Con ogni giorno, con ogni mese, diventa più chiaro: Putin e il suo regime – ha continuato – compiono un mutamento radicale anche dal punto di vista della civilizzazione. Un’uscita temeraria dalla comunità mondiale, come la ritenevamo possibile solo nel 21esimo secolo. Il mondo dopo questa guerra e questo attacco non sarà più lo stesso di prima. Già non lo è più».