Nel settore privato, 7,7 milioni di lavoratori senza adeguamenti retributivi

Un archivio che rappresenta una ricchezza. I contratti collettivi nazionali di lavoro vigenti, depositati nell’archivio nazionale dei contratti presso il Cnel, sono, per il settore privato, 835 per una copertura di poco meno di 13 milioni di addetti. Di questi contratti, quelli formalmente scaduti sono 516, il 62% del totale, per una platea di 7,7 milioni di dipendenti (circa il 60%). Questo aggiornamento non recepisce ancora la novità relativa al flusso Uniemens col Codice unico identificativo che fa seguito alle novità introdotte con la legge 120/2020, novità entrate in vigore lo scorso 1° marzo. L’alto numero dei contratti collettivi ha causato e causa spesso situazioni paradossali che finiscono per danneggiare i lavoratori e le lavoratrici sotto il profilo retributivo e normativo. Proprio l’archivio del Cnel ha permesso di chiarire quali fossero i confini dei cosiddetti contratti pirata, quelli stipulati da organizzazioni poco rappresentative e, soprattutto, senza il rispetto di determinati standard, garantiti dalla presenza dei rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Tornando al report, il presidente del Cnel, Tiziano Treu, nel presentare il rapporto, ha evidenziato come la pandemia abbia amplificato le disuguaglianze sociali, per cui serve ripensare il sistema di welfare nel suo complesso «in direzione di un sistema di protezione e di promozione sociale universalistico».