Dopo le dichiarazioni del ministro degli Esteri russo a “Zona Bianca” su Rete4. La Turchia ammette difficoltà nel negoziato tra Mosca e Kiev, ma assicura che lavorerà «intensamente»

Le parole del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, rilasciate nell’intervista concessa alla trasmissione “Zona Bianca”, su Rete4, la prima ad una tv europea, hanno innescato una serie di reazioni sul piano diplomatico internazionale, soprattutto da parte di Israele che attraverso il ministro degli Esteri, Yair Lapid, ha convocato l’ambasciatore russo a Tel Aviv esprimendo rabbia per le dichiarazioni di Lavrov. Una situazione che potrebbe compromettere il ruolo di Israele – per quanto nel frattempo abbia perso slancio rispetto alla fase iniziale della guerra – quale possibile mediatore, in un quadro di neutralità. La situazione si aggiunge ad uno scenario che appare oggi più complicato nel raggiungimento di una soluzione alla guerra tra Russia e Ucraina alla luce delle parole Ibrahim Kalin, portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il quale, come riporta Anadolu, dopo avere incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nella capitale Kiev, ha ammesso che «il protrarsi del conflitto e degli attacchi da parte della Russia rendono il processo più difficile». Tuttavia, la posizione ufficiale della Turchia, è che Ankara lavori ancora «intensamente» per portare avanti il negoziato tra le parti. Intanto il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, ha fatto sapere che non c’è ancora un accordo su un embargo petrolifero contro la Russia all’interno dell’Unione europea, tema di cui si sta discutendo già da alcuni giorni. La Germania, in pratica, sosterrebbe l’embargo petrolifero, ma «gli altri paesi non sono ancora pronti», ha riferito il ministro dopo un incontro con le associazioni delle imprese a Berlino. Habeck ha anche avvertito che un eventuale embargo non lascerebbe indenne la Germania e che ci sarebbero aumenti di prezzo elevati. Dal punto di vista umanitario, invece, risultano essere più di 5,5 milioni i rifugiati ucraini arrivati nei paesi limitrofi dall’inizio dell’invasione russa, secondo l’Ufficio dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, cifra che è aumentata di oltre 70 mila unità negli ultimi due giorni. Della crisi ucraina, infine, è tornato a parlare l’ex presidente statunitense, Donald Trump, il quale, parlando in Nebraska davanti a molti sostenitori, ha sostenuto che con lui alla Casa Bianca il presidente russo Vladimir Putin «non avrebbe mai invaso» l’Ucraina. Secondo Trump, infatti, «Putin ha visto la debolezza, ha visto l’incompetenza» nell’amministrazione Biden. Trump ha inoltre chiesto un «test cognitivo» per l’attuale inquilino della Casa Bianca.