di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

L’Agenda 2030 avrebbe dovuto, secondo le Nazioni unite, cambiare in meglio il Mondo: renderlo più giusto e meno inquinato. Arrivati a metà percorso, però, la situazione è addirittura peggiorata, anche in Italia, prima per effetto del Covid-19 e poi a causa della guerra russo-ucraina

In queste settimane, le Nazioni unite, oltre ad occuparsi dei diversi conflitti nel Mondo, ad iniziare dalla guerra russo-ucraina, ha acceso un faro anche sulla cosiddetta Agenda 2030, chiedendo una valutazione dello stato dell’arte al mondo del volontariato e del partenariato economico e sociale presente nell’Ecosoc. Il Ciscos Ugl ha espresso le proprie considerazioni preliminari in vista dell’appuntamento plenario della metà di luglio, quando la questione sarà approfondita da tutte le organizzazioni presenti nel Consiglio economico e sociale delle Nazioni unite. Benché sia stata formalmente sottoscritta soltanto a settembre del 2015, l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile appare, per molti versi, qualcosa di molto più lontano nel tempo, tanti sono stati gli avvenimenti. Dopo una lunga e complessa fase di gestazione, i 193 Paesi membri delle Nazioni unite hanno individuato 17 Obiettivi da realizzare entro il 2030. Quindici anni per cambiare il Mondo, soprattutto per rendere il tutto più sostenibile, visto l’enorme impatto del cambiamento climatico, ed equo. Arrivati più o meno a metà percorso, almeno sotto il profilo temporale, ci si è resi conto che gli Obiettivi indicati sono, nella stragrande maggioranza dei casi, lontani dall’essere raggiunti. La pandemia ha inciso pesantemente, quasi sempre negativamente, tranne un paio di effetti paradossali, come l’aumentato uso di internet per lo smart working e la didattica a distanza e il rafforzamento del partenariato pubblico e privato per la predisposizione dei vaccini. Si guarda ai prossimi mesi con forte preoccupazione, però. Senza una pace giusta in Ucraina, larga parte dell’Agenda 2030 diventa irrealizzabile perfino in Europa.