Intervento del Presidente della Repubblica all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa: «Dialogo, non prove di forza»

«Quanto la guerra ha la pretesa di essere lampo – e non le riesce – tanto la pace è frutto del paziente e inarrestabile fluire dello spirito e della pratica di collaborazione tra i popoli, della capacità di passare dallo scontro e dalla corsa agli armamenti, al dialogo, al controllo e alla riduzione bilanciata delle armi di aggressione». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un passaggio del suo discorso oggi all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa con la guerra in Ucraina al centro dell’intervento. La pace, ha quindi rimarcato, «è frutto di una ostinata fiducia verso l’umanità e di senso di responsabilità nei suoi confronti». Il capo dello Stato, insomma, auspica una «coesistenza pacifica, tra i popoli e tra gli Stati. Democrazia come condizione per il rispetto della dignità di ciascuno. Infine, Helsinki e non Jalta: dialogo, non prove di forza tra grandi potenze che devono comprendere di essere sempre meno tali». Parole che si inseriscono peraltro nel dibattito politico italiano, anche alla luce delle misure annunciate dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, il quale domani riferirà al Copasir, di un nuovo decreto per l’invio di armi a Kiev. «L’Italia continuerà a fare la propria parte sulla base delle indicazioni decise dal Parlamento italiano. Da questo punto di vista, ci sarà un nuovo invio da parte italiana di equipaggiamenti militari, indispensabili per continuare il supporto alla resistenza ucraina», ha riferito Guerini nelle scorse ore a Ramstein, in Germania, dove era per il vertice dei ministri della Difesa di 40 paesi. Ma il tema è delicato, come noto, trovando soprattutto nel M5s un possibile fronte di opposizione interno alla maggioranza. «Il Movimento 5 Stelle – ha dichiarato ieri l’ex premier Giuseppe Conte, al termine del Consiglio nazionale del partito – si oppone all’invio di armi che sia al di fuori dell’esercizio della legittima difesa sancito dall’articolo 51 della Carta dell’Onu. Dobbiamo lavorare ad una soluzione politica della guerra: abbiamo bisogno di un’escalation diplomatica, non di un’escalation militare. Abbiamo chiesto al premier Draghi e al ministro Guerini – ha quindi aggiunto il leader del M5s – di riferire in Parlamento in modo che ci sia piena condivisione sull’indirizzo politico e piena possibilità di conoscere gli interventi programmatici del governo» sul tema delle armi da inviare all’Ucraina. Sul dossier ucraino, intanto, si divide l’agenda dell’esecutivo. Già domani dovrebbe essere in programma il Cdm con l’atteso via libera a nuovi aiuti a imprese e famiglie nell’attuale scenario di incertezza anche economica. In più c’è l’organizzazione della missione in Ucraina del premier Mario Draghi – il quale nel frattempo si è negativizzato dal Covid, ha riferito Palazzo Chigi –, dove incontrerà il presidente Volodymyr Zelensky.