di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

L’impatto della crisi delle materie su tutte le aziende ed in particolare su quelle che per loro stessa natura hanno un ingente fabbisogno e quello, altrettanto significativo per alcuni settori, delle sanzioni comminate dal mondo occidentale alla Russia impongono interventi urgenti a sostegno dell’economia nostrana, per evitare che alla fine il rincaro dei prezzi delle materie prime e i provvedimenti adottati per ragioni politiche dopo la guerra in Ucraina finiscano non solo per impedire una ripresa post pandemica, ma anche per peggiorare ulteriormente la situazione economico-sociale italiana. Si inizi quindi a fare sul serio per contrastare in ogni modo possibile questa eventualità, mettendo sul piatto, come e meglio di quanto venne fatto a causa del Covid, dei ristori adeguati e tempestivi per i settori maggiormente danneggiati dagli ultimi eventi. Il Dl Ucraina bis non è, purtroppo, sufficiente e molte di quelle risposte che attendevamo non sono state date. Solo per parlare di caro energia – tralasciando l’altro fronte aperto, quello dell’accoglienza ai profughi ucraini, che richiede e richiederà nei prossimi mesi un grande sforzo economico al Paese ed in particolare agli Enti Locali – quanto stabilito fornisce un risarcimento parziale e inadeguato, come anche appare insufficiente la parte relativa agli ammortizzatori sociali. Occorre molto altro: la Banca Mondiale ha tagliato le stime di crescita globali a causa del conflitto in Ucraina, dal 4,1% inizialmente previsto ora si scenderà al 3,2%. Impennata dei costi dell’energia e blocco dell’export verso la Russia rischiano molto concretamente di mettere in ginocchio una parte significativa del tessuto economico del Paese, quella parte composta da piccole e medie imprese che hanno già subito ingenti perdite a causa della pandemia e che speravano di avviare una faticosa ripresa quando sono emersi all’orizzonte questi nuovi ed importanti ostacoli. Bisogna agire in fretta, a livello nazionale e comunitario, senza perdere altro tempo. Occorre da parte dell’Unione europea mettere in atto un nuovo Recovery Fund tarato sulle criticità attuali, che eroghi liquidità alle imprese e metta al riparo famiglie e lavoratori dalla preoccupante impennata dei prezzi delle materie prime e dalla spinta inflazionistica. Al contempo, a livello nazionale, il nostro sindacato chiede al Governo di varare un decreto ‘Ristori bis’ per supportare i comparti in maggiore difficoltà, anche al fine di fronteggiare potenziali ripercussioni sul turismo – altro settore che potrebbe risentire del congelamento dei rapporti commerciali con la Russia e dei timori generati dalla guerra – in vista della stagione estiva. Misure d’impatto, che siano rapide e condivise con le parti sociali: con la convocazione, quindi, di un tavolo fra Governo, sindacati e imprese per discutere di misure senza precedenti e investimenti a medio e lungo termine, indispensabili per affrontare l’attuale congiuntura economica e rilanciare il Paese.