Governo italiano alla ricerca di gas in Angola e Congo. Una delegazione, guidata dai ministri degli Esteri e della Transizione ecologica sarà in missione mercoledì e giovedì per ottenere almeno 5 miliardi di metri cubi in più

Il Governo italiano è alla ricerca di alternative al gas russo, prima ancora che in sede europea si trovi una posizione unica sul pagamento delle forniture. Una delegazione, guidata dai ministri degli Esteri, Luigi Di Maio, e della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sarà in missione in Angola e in Congo, domani e giovedì, senza il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, risultato positivo al Covid-19.
Il viaggio di domani e dopodomani segue, in ordine di tempo, gli accordi siglati con l’Algeria e l’Egitto. Mentre Draghi, asintomatico, è costretto a trascorre il periodo necessario di quarantena in casa, Di Maio e Cingolani dovranno stringere accordi per assicurare al nostro Paese una fornitura aggiuntiva di almeno 5 miliardi di metri cubi entro l’anno prossimo.
Dall’Angola e dal Congo, il gas aggiuntivo dovrebbe arrivare in Italia sotto forma di Gnl, gas naturale liquefatto, e per questo il Governo italiano sta lavorando anche ad un maggior utilizzo dei terminali di gassificazione, che in Italia attualmente sono tre. L’incontro di domani in Congo è stato preceduto e preparato da un colloquio telefonico, avvenuto il 22 marzo, tra il premier, Mario Draghi, e il presidente della Repubblica del Congo, De’nis Sassou Nguesso. Inoltre, l’Eni già prevede una crescita di investimenti e attività nei Paesi africani nei prossimi anni: a sud del Sahara i principali hub dell’Eni si trovano in Congo, Angola, Nigeria e Mozambico, aree in cui le attività estrattive sono aumentate considerevolmente. Una strategia quella portata avanti nei Paesi africani che, paradossalmente, ci “avvicina” alla Cina, vista l’importanza che il colosso asiatico ha in molte economie africane. Forte è la presenza cinese in Algeria e Congo, nelle piccole imprese nel commercio e nella ristorazione, ad esempio, che rappresentano una concorrenza spietata per la popolazione locale, secondo quanto riportato dal quotidiano on line “Notizie Geopolitiche”. La Cina è il Paese che investe di più nell’Africa subsahariana, in termini di infrastrutture, e i governi africani firmano partenariati con la Cina, più che volentieri che con la Francia e altri Paesi tradizionali, anche perché la Cina, oltre ad essere più efficiente, non ha un passato coloniale da farsi perdonare.