Esercitazioni militari cinesi intorno a Taiwan. Lo ha annunciato l’esercito specificando che si tratta di una risposta al «segnale sbagliato» inviato dagli Usa a Taipei.

L’annuncio è stato dato da un portavoce dell’esercito cinese, secondo quanto riferito dalla televisione di Stato, Cctv: l’esercito cinese per oggi ha annunciato esercitazioni, con navi e aerei, intorno a Taiwan, spiegando che sono una risposta al «segnale sbagliato» inviato dagli Usa a Taipei. Quale sarebbe il «segnale sbagliato»? Ieri è sbarcata nell’isola una delegazione composta da sei senatori statunitensi, che oggi incontreranno anche la presidente taiwanese Tsai Ing-wen, delegazione che ha rassicurato così Taiwan: «L’America vi difende, faremo di tutto perché un’invasione cinese non possa mai accadere». Il segno di sostegno al governo dell’isola rispetto alla minaccia cinese ovviamente non è piaciuto alla Cina che, appunto, ha annunciato le esercitazioni militari, mentre nel frattempo a Taiwan sono già in atto i preparativi per rispondere ad un eventuale attacco cinese; ultimamente il governo sta richiamando i riservisti per periodi di aggiornamento più lunghi rispetto al passato. D’altronde le mire della Cina su Taiwan non sono un mistero per nessuno, esercitazioni o incursioni cinesi, a seconda dei punti di vista, dal mare e nei cieli non sono una novità: è già accaduto lo scorso novembre per la visita a Taipei di un’altra delegazione del Congresso Usa che unità della Marina cinese sfilassero davanti alle coste dell’isola; così come solamente l’anno scorso sono state segnalate circa 900 intrusioni nei cieli intorno a Taiwan. Un’altra parte della verità, che riguarda tutti noi e le imprese di tutto il mondo, non solo italiane, sta nelle parole del senatore americano, Bob Menenedez, il quale, incontrando il presidente dello Stato insulare, Tsai Ing-wen, ha detto: «Taiwan produce il 90% dei semiconduttori a livello mondiale, è un Paese che ha una importanza, delle conseguenze e un impatto mondiale e, quindi, è chiaro che la sua sicurezza ha un impatto globale». Tutto questo accade, mentre è in corso un altro conflitto, quello ucraino, che sta mettendo in difficoltà anche l’Europa già a corto, a causa della pandemia, di materie prime, tra cui i semiconduttori con cui si fabbricano i microchip. Anche se gli Stati Uniti ufficialmente riconoscono solo la Repubblica popolare cinese, una legge del 1979 gli impone di fornire all’isola i mezzi militari per la propria difesa. Recentemente Joe Biden ha detto più volte che l’impegno per la democrazia taiwanese «è solido come la roccia». C’è soltanto da sperare che l’impegno americano basti a scongiurare il peggio.