È un requisito fondamentale per accedere ai fondi nel NextGen Eu

È ormai qualche anno che il canone per l’abbonamento della Rai viene dilazionato e inserito nella bolletta elettrica: 90 euro per utenza domestica, suddivisi in dieci rate, indipendentemente dai dispositivi posseduti. Una soluzione voluta all’epoca da Matteo Renzi che attraverso lo slogan «pagare meno, pagare tutti: si può» la definì una «svolta». Ora però le cose stanno per cambiare. Sì, perché un ordine del giorno presentato da Maria Laura Paxia del Gruppo Misto al decreto energia, approvato mercoledì alla Camera dei Deputati, prevede di adottare misure normative dirette a scorporare dal 2023 il canone Rai dalle bollette elettriche. Bollato come un “onere improprio” dalla Commissione europea, la separazione del canone Rai dalla bolletta è uno dei vincoli per ricevere i fondi del Next Generation Ue, necessari per attuare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Una decisione che però fa preoccupare l’Unione Sindacale dei Giornalisti Rai (Usigrai). «Il rischio – spiega – è che lo scorporo dalla bolletta si traduca in una nuova corsa all’evasione del canone. Se cosi fosse, ad essere in pericolo sarà il servizio pubblico, già negli anni gravato dal prelievo forzoso di 150 milioni (su cui pende un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica), un buco di bilancio – giova ricordarlo – che dovette essere ripianato collocando in borsa il 33% delle azioni Rai Way». E per questo l’Usigrai vuole sapere «quali strumenti metterà in campo il Governo per la riscossione del canone televisivo. Il decreto legge, in questo senso, è troppo vago».