di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Gli effetti della pandemia prima e della guerra in Ucraina poi stanno interessando tutto il mondo, dal punto di vista sanitario e politico, naturalmente, ma anche, come prevedibile, da quello economico e sociale. E una delle peggiori conseguenze, purtroppo, di questi eventi, come annunciato oggi dalla ong Oxfam, consiste nel veder crescere in modo drastico il numero delle persone in condizione di estrema deprivazione, che sono in procinto di aumentare di altre 263milioni di unità rispetto al periodo pre-bellico, in aggiunta alle nuove povertà già presenti a causa del coronavirus. Tanto che il rapporto è stato significativamente intitolato “Dalla crisi alla catastrofe”. Questo in tutto il pianeta, nei Paesi in via di sviluppo, ma anche in Europa e nella nostra Italia, più vicine geograficamente e quindi maggiormente interessate dal conflitto in corso. Il mondo stava cercando faticosamente di rialzarsi dopo la pandemia, ed ora sono sopraggiunte la crisi energetica e un drammatico scontro militare. La pandemia, fra l’altro, anche se meno attenzionata dai media dallo scoppio della guerra, non si è ancora conclusa, si veda, ad esempio, oltre al numero di vittime che resta ancora alto in Italia, anche quanto sta avvenendo in Cina. Un insieme di fattori che hanno determinato l’aumento dei costi di carburanti ed energia, con tutti gli effetti derivanti su produzione e occupazione, la crescita dei prezzi dei beni di consumo, generi alimentari in primo luogo, una nuova diminuzione degli spostamenti e quindi una nuova batosta per il settore del turismo. Ecco, occorrerà trovare presto soluzioni efficaci per combattere quest’ondata aggiuntiva di povertà che si aggiunge a quella già presente. Oggi all’Italia è arrivata la prima tranche, 21 miliardi, dei fondi del programma europeo Next Generation EU. Una buona notizia, certamente, ma alla luce del nuovo contesto sappiamo già di avere bisogno di nuovi e urgenti interventi per mantenere l’inclusione sociale. Potenziando il welfare, rimodulando e alleggerendo la pressione fiscale, trovando soluzioni concrete per il problema energetico, rilanciando imprese e lavoro, riconvertendo le produzioni per adeguarci allo scenario economico e politico contemporaneo, anche smussando le criticità dell’attuale modello di globalizzazione, che già erano presenti prima delle ultime crisi, ma che ora si sono palesate in modo chiarissimo. E anche, lo diciamo sempre, ma nel contesto attuale è ancora più importante, puntando finalmente e sul serio sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese, un vero antidoto contro delocalizzazioni e chiusure di impianti, disoccupazione ed esclusione sociale, creando quell’alleanza fra produttori capace di mantenere nel nostro territorio lavoro e benessere. Un antidoto, quindi, anche contro povertà e diseguaglianze in crescita.