di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Oggi sul Def è il turno delle parti sociali, audite presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. L’Ugl ha argomentato con dovizia di dettagli ciò che ieri, dando avvio a Torino alla prima Conferenza Programmatica 2022 “Futuro al Lavoro”, ho voluto evidenziare: si tratta di un Def poco coraggioso, troppo poco vicino alle famiglie, ai lavoratori e ai pensionati, alle imprese. Nel testo è presente una dotazione sufficiente per rispondere all’emergenza, ma non a fare programmazione a lungo termine. Noi dell’UGL chiediamo un abbassamento del costo del lavoro, attraverso il taglio del cuneo fiscale, che va restituito in parte nelle buste paga dei lavoratori e in parte nelle casse delle aziende, per rendere la produzione più competitiva. Per reggere il confronto con le delocalizzazioni e la globalizzazione, è necessario essere competitivi e la competitività si raggiunge sia con l’abbassamento del costo del lavoro sia con una vera riforma fiscale. È però del tutto evidente la necessità di uno scostamento di bilancio, a sostegno delle misure oggi più necessarie: taglio dei costi energetici per imprese e famiglie, sostegni alle aree di crisi e soprattutto ammortizzatori sociali per tutti coloro che pagheranno di più in questa fase piuttosto buia del nostro Paese, come i lavoratori e le fasce più deboli della nostra società. Tutto va rimodulato e reso consono alle nuove condizioni.
Quando il Governo Draghi ha varato il Pnrr, ha ragionato infatti su parametri econometrici antecedenti al conflitto in Ucraina. Parametri che oggi sono completamente saltati ed è per questo che il Pnrr va rivisto. Il rischio è, altrimenti, quello di perdere la spinta propulsiva del Piano nazionale di rilancio e resilienza, proprio a causa, ad esempio, dell’aumento del costo dell’energia sulla produzione, della perdita di competitività delle nostre aziende e anche della transizione ecologica.
Quest’ultima adesso presenta una difficoltà in più: il conflitto in Ucraina ha messo in evidenza l’assoluta necessità per l’Italia di un’indipendenza energetica. Ma, non dipendere dall’esterno, vuol dire rivedere il piano di transizione ecologica e non soltanto per l’approvvigionamento di gas, che in ogni caso non è possibile importare soltanto dalla Russia o soltanto dagli Stati Uniti o da qualsiasi altro Paese. Va trovata una “strada italiana” che può, anzi deve, passare attraverso una rivisitazione del programma sull’energia nucleare.
Noi dell’UGL vogliamo contribuire a riaprire il dibattito sul nucleare, sui termovalorizzatori, su nuovi strumenti di produzione dell’energia, senza per questo tralasciare o sacrificare l’attenzione all’ambiente. Vogliamo, nelle prossime 5 tappe (Roma, Mestre, Bari e Catania) della nostra Conferenza Programmatica 2022, confrontarci su tutti i temi all’ordine del giorno nell’agenda nazionale e internazionale.