di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Concluso il primo turno delle presidenziali francesi, andranno al ballottaggio, come previsto, l’attuale inquilino dell’Eliseo, Emmanuel Macron, in cerca di una riconferma, e l’eterna sfidante, la leader di Rassemblement National, Marine Le Pen. Come già nel 2017, nessuno dei rappresentanti dei partiti tradizionali è riuscito ad accedere al secondo turno. Anzi, questa volta, il distacco è ancora più evidente. I dati della prima votazione mostrano che ai quattro partiti in testa per voti conquistati, tutti outsider rispetto alla vecchia politica francese, è andato più dell’80% dei consensi. Agli altri, invece, percentuali bassissime. Macron ha ottenuto il 27,6% come leader di una formazione liberale, En Marche, difficilmente catalogabile nelle categorie di destra e sinistra e comunque non scevra da una buona dose di nazionalismo, sempre ed anche ora in occasione della guerra in Ucraina, capace di far così attribuire al suo Paese un ruolo di mediatore, all’interno del campo occidentale, nei confronti della Russia. Marine Le Pen, in questa campagna concentrata soprattutto sulla difesa del potere d’acquisto e sull’inclusione sociale delle categorie medio-basse della società francese, ha conquistato il 23,4% dei consensi. Dopo i due vincitori del primo turno, si sono posizionati rispettivamente Jean-Luc Mélenchon, esponente della sinistra radicale, col 22%, ed Éric Zemmour. Quest’ultimo, singolare personalità di origine ebraica, con proposte di ripensamento del multiculturalismo rivolte soprattutto contro la massiccia immigrazione musulmana in Francia. Anche a seguito di gravi episodi di cronaca legati ad azioni islamiste, dagli attacchi alle chiese ed ai sacerdoti fino alla tragica morte di Jeremy Cohen, investito da un tram a Parigi mentre, con tutta probabilità, cercava di fuggire da un’aggressione antisemita, Zemmour è riuscito a convincere il 7,1% degli elettori. A breve si terrà il ballottaggio, e, al di là della nostra maggiore vicinanza alle idee di Marine Le Pen ed all’auspicio che questa volta si riesca finalmente a superare la solita “conventio ad excludendum” nei suoi confronti, che normalmente porta tutti gli altri partiti a far convogliare i propri voti sul suo avversario, chiunque esso sia, comunque le elezioni francesi offrono molti spunti interessanti, che dovrebbero essere raccolti anche dalla politica nostrana. La possibilità, ad esempio, di essere atlantisti o europeisti senza rinunciare a una rigorosa indipendenza e ad una strenua difesa dei propri interessi nazionali, concependo le alleanze come strumento per accrescere e non per sminuire il proprio ruolo internazionale. L’attenzione dei maggiori leader verso i problemi attuali e concreti, che siano politici, economici, sociali, culturali, ed il declino dei partiti ormai scollegati dalla realtà contemporanea.