Gas: Draghi in missione per diversificare le fonti di approvvigionamento. L’Italia sta cercando di assicurarsi 9 miliardi di metri cubi in più dal Paese nordafricano. Sonatrach mira a raddoppiare la produzione di gas e petrolio

Mentre l’esercito ucraino stamattina annunciava di prepararsi per «la battaglia finale» nella città assediata di Mariupol, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, accompagnato dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e dal ministro della Transizione energetica, Roberto Cingolani, era diretto in Algeria per incontrare il presidente della Repubblica, Abdelmajid Tebboune. Motivo dell’incontro, stringere un accordo strategico per assicurarsi una fonte alternativa di approvvigionamento del gas. Il viaggio di Draghi infatti è stato preceduto, lo scorso 3 aprile, da quello dell’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ricevuto sia dal premier, Aimene Benabderrahmane, sia dal ministro dell’Energia e delle Miniere, Mohamed Arkab, in vista di un aumento dell’offerta di gas verso l’Italia. Non solo, all’inizio di questa settimana il ministro Cingolani ha detto che l’Italia stava parlando con sette paesi per assicurarsi più gas con alcuni colloqui «in una fase molto avanzata». Viaggio che non dovrebbe risultare troppo complicato, visto che l’Algeria è il secondo fornitore di gas all’Italia, attraverso il gasdotto Transmed che pompa gas algerino sulle coste italiane dal 1983. L’aumento dei consumi interni, gli investimenti insufficienti e l’instabilità politica, inclusa la chiusura di un gasdotto verso la Spagna per una disputa con il Marocco, hanno limitato le esportazioni algerine. Ma l’anno scorso le importazioni italiane sono aumentate del 76% a 21,2 miliardi di metri cubi (bcm), il 29% dei flussi complessivi. È la società algerina Sonatrach a esportare miliardi di metri cubi di gas in Italia tramite il gasdotto TransMed nel 2021. La stessa società mira a raddoppiare la produzione di gas e petrolio entro 4 anni e ad investire 40 miliardi di dollari per la ricerca e la produzione entro il 2026. Il gas potrebbe arrivare, più probabilmente, attraverso la condotta Nigeria-Algeria-Europa, il Trans-Saharan Gas-Pipeline (Tsgp), lunga 4.128 chilometri, di cui 1.037 in territorio nigeriano, 841 in Niger e 2.310 in Algeria. Oppure potrebbe tornare d’attualità un altro progetto: il Galsi, gasdotto Algeria-Sardegna-Italia concordato del 2001 e mai realizzato. Ricordiamo che, ad oggi, l’Italia usufruisce per circa il 40% delle sue importazioni dal gas dalla Russia e, visto l’intensificarsi del conflitto, deve assolutamente affrettarsi a diversificare il proprio mix di approvvigionamento energetico.