Il dialogo è sociale. Per Viespoli, occorre affrontare temi come la democrazia del lavoro e la partecipazione

La società attuale è caratterizzata da una sempre maggiore connessione, ma, evidenzia il già sottosegretario al ministero del lavoro, Pasquale Viespoli, «il nostro Paese soffre proprio per questa mancanza di dialogo fra i vari soggetti istituzionali che si occupano di lavoro e di occupazione». Una cosa vera oggi, ma che nel 2001, ricorda ancora Viespoli, «era ancora più accentuata a causa della riforma del titolo V della Costituzione con tutte le questioni legate alle competenze regionali su materie come la sicurezza sul lavoro e la formazione». La riforma costituzionale, come noto, avrebbe finito per alimentare, negli anni successivi, una Italia a più velocità, con un impatto negativo sulle cosiddette politiche attive. Secondo Viespoli, in un tale scenario ha anche pesato l’assenza di una vera cabina di regia dell’intero sistema. «Il percorso immaginato da Marco Biagi e da tutto il gruppo di lavoro – osserva quindi Viespoli – aveva il pregio di esprimere un disegno riformista, un itinerario coerente con le esigenze di rinnovamento del Paese». Viespoli, però, insiste sul punto: «La riforma Biagi è soltanto un tassello di un percorso più complessivo, in quanto vi sono altri temi da affrontare: la democrazia nel mondo del lavoro, la partecipazione, la qualità delle relazioni industriali». Si comprende quindi, per Viespoli, l’importanza quasi epocale di passare dalla concertazione al dialogo sociale, come strumento per la valorizzazione del confronto fra governo e parti sociali.