di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Che sia la crisi economica, la pandemia da Covid-19, l’aumento dei costi dell’energia oppure la guerra in Ucraina, la soluzione a tutti i mali, per la sinistra, politica o sindacale, è sempre la stessa: aumentare le tasse. In generale, ma, ancor meglio, a loro avviso, con una “bellapatrimoniale sulla casa. Il ragionamento è tanto semplice quanto evidentemente sbagliato – soprattutto in un mondo ancora, nonostante tutto, globalizzato – ossia cercare, come dice il proverbio, di “cavare sangue da una rapa”. Un ortaggio, come noto, assai poco succoso, un po’ come sta diventando anno dopo anno, purtroppo, il sistema economico italiano. Inutile cercare di far comprendere, a chi non vuole ascoltare, la fallacia del ragionamento. Eppure le motivazioni dell’inopportunità di aumenti delle tasse sono tantissime e tutte sacrosante. E non perché si vogliano proteggere a tutti i costi i pochi “paperoni” rimasti in Italia, ma per tentare di salvaguardare la nostra economia nell’interesse di tutti e soprattutto delle fasce di reddito medie e basse, per mantenere vivi i consumi, garantire la tenuta dell’occupazione, in sintesi, il benessere che resta nel Paese. La pressione fiscale in Italia è già altissima, con il risultato di disincentivare gli investimenti di chi – i più ricchi, le aziende multinazionali e così via – può scegliere con facilità se operare qui o spostarsi altrove senza troppe preoccupazioni e di affossare, invece, chi – le piccole imprese, i risparmiatori, le famiglie italiane – non può andarsene e magari consiglierà di farlo, proprio per questo motivo, a figli e nipoti. Con poi anche l’ulteriore conseguenza di far rifugiare nella totale o parziale illegalità chi non vuole pagare così tanto, ma anche chi vorrebbe e non ci riesce, e di creare quella montagna di crediti non riscossi, che come ha detto Enrico Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, «attualmente ha sfondato il tetto dei 1.100 miliardi di euro». Ora, poi, che, oltre alle tasse, abbiamo il peso aggravato dei costi dell’energia, aumentare ancora il carico dell’erario dal punto di vista economico sarebbe ancora di più un’idea fallimentare. All’Italia occorre un sistema fiscale snello e semplice, che premi soprattutto chi lavora e produce, chi crea benessere, una riforma del fisco fondata sulla semplificazione e sulla riduzione delle tasse, per rilanciare la crescita e l’occupazione. Iniziando con un taglio del cuneo fiscale sul lavoro per ridare potere d’acquisto ai lavoratori e incentivare le imprese ad assumere. Pagare meno, meglio e, finalmente, tutti. In questo modo, con crediti più leggeri, ma esigibili e riscuotibili, a conti fatti anche incrementando le entrate per lo Stato. L’auspicio è che il Governo ed il Premier non si lascino incantare dalle sirene di sinistra, mantenendo la barra dritta e tenendo fede alla parola data, non solo evitando di incidere negativamente sui beni rifugio, casa e risparmi, ma anzi alleggerendo la pressione fiscale, per consentire al Paese di affrontare questa ennesima crisi.