Il ministro degli Esteri ucraino oggi al Consiglio Atlantico a Bruxelles. Ma per Mosca rifornire armi a Kiev non avvicinerà le parti nei colloqui

«Ho partecipato alla riunione dei ministri degli Esteri della Nato. Forte senso di unità verso l’Ucraina tra gli alleati e i partner. Ancora più importante, una forte determinazione a fare passi molto concreti per sostenerci. Ho esposto le priorità e sottolineato l’urgenza. Una risposta da parte di alcuni alleati sta arrivando». Così su Twitter il ministro degli esteri Ucraino, Dmytro Kuleba, oggi a Bruxelles, partecipando alla riunione in ambito Nato. «Ho tre richieste oggi per il Consiglio atlantico: armi, armi, armi», aveva affermato oggi davanti ai suoi interlocutori il ministro ucraino. E in una successiva nota dei ministri degli Esteri del G7 si è sottolineato «il nostro incrollabile sostegno all’Ucraina all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale ed esprimiamo la nostra disponibilità per ulteriore assistenza, anche con attrezzature militari e mezzi finanziari, per consentire all’Ucraina di difendersi dall’aggressione russa e di ricostruire il paese». Una posizione che però, secondo Mosca, non avvicinerà le parti. Il Cremlino, infatti, come riportato dalla Tass, ha fatto sapere che rifornire Kiev di armi non contribuirà al successo dei colloqui. Lo stesso ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, ha osservato proprio in queste ore come da parte ucraina si manifesti una certa incapacità nel fare accordi, circostanza che mette a repentaglio il dialogo con la Russia. Lavrov ha tuttavia precisato che Mosca continuerà ad avere colloqui con Kiev, presentando una propria proposta di accordo. Sul terreno continuano i combattimenti. Un resoconto, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, lo ha fornito in un intervento al Parlamento greco: Mariupol «era una città di mezzo milione e ci sono ancora circa 100 mila persone, ma non c’è praticamente nessun edificio integro. La stragrande maggioranza degli edifici della città è completamente distrutta. L’esercito russo ha distrutto tutto: ospedali, ospedali per la maternità, condomini e il teatro cittadino, dove i civili si nascondevano dalle bombe. Mariupol è quasi distrutta». Dunque l’appello: «Dobbiamo salvare Odessa dalla distruzione subita da Mariupol». In attesa del via libero dell’UE al nuovo pacchetto di sanzioni, il premier italiano Mario Draghi ha dichiarato dopo l’incontro con il primo ministro olandese Mark Rutte che l’Unione è pronta a «nuovi passi sul fronte dell’energia», con lo scopo di sanzionare ulteriormente la Russia. «Pagare questi prezzi del gas, completamente diversi dai prezzi del gas mondiale, significa finanziare in un certo senso, in modo inconsapevole e indiretto, la guerra. Se non si riesce a fare un blocco, l’alternativa potrebbe essere imporre un tetto al prezzo del gas. Questa è un’alternativa di cui abbiamo brevemente discusso» con Rutte. «Ribadiamo – ha quindi aggiunto – la ferma condanna per le stragi di civili documentate in questi giorni, va fatta piena luce sui crimini di guerra, Mosca dovrà rendere conto di quanto accaduto. Cessi le ostilità». Nel frattempo il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione proprio per chiedere maggiori sanzioni contro la Russia e un emendamento per un embargo completo e immediato dell’UE sulle importazioni di petrolio, carbone, combustibile nucleare e gas.