di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

La spirale inflazionistica che ha investito l’Italia, il 6,7% su base annua, un livello mai raggiunto dal 1991, rischia molto concretamente di interrompere ogni speranza di ripresa post pandemica, abbattendo il potere d’acquisto dei lavoratori e di conseguenza, oltre a penalizzare le fasce sociali meno abbienti, anche scatenando un effetto domino di contrazione dei consumi e quindi contraccolpi sulle aziende e sull’occupazione. Un aumento che riguarda innanzitutto i beni energetici, dove in alcuni casi c’è stato un raddoppio dei costi rispetto a un anno fa, ma che investe anche quelli alimentari e poi, a cascata, anche tutti gli altri, seppure in modo meno marcato. Questa la situazione, che non può essere minimizzata o, peggio, ignorata, pena gravi effetti economici e sociali. Il nostro sindacato ha richiesto al governo di intervenire al più presto per contrastare l’impennata dei prezzi e l’inflazione galoppante e tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori, onde evitare ripercussioni drammatiche sui lavoratori stessi, sulle imprese e sulle famiglie. La reazione all’aumento dei prezzi dell’energia, poi alla guerra in Ucraina ed alle sanzioni contro la Russia già si sta manifestando ed il conflitto russo-ucraino ha reso ancor più evidenti le distorsioni dell’attuale modello di globalizzazione, scollegato dai popoli e fondato sulla deregolamentazione. In tal senso, come Ugl, a livello nazionale e per ridefinire il nostro approccio verso la globalizzazione, ribadiamo l’urgenza di rimettere al centro dell’agenda politica le politiche occupazionali, l’equità sociale e la dignità dei lavoratori e tutto ciò deve fondarsi non su misure tampone, meramente assistenzialiste, ma su precise e lungimiranti politiche industriali ed energetiche volte ad assicurare da un lato una maggiore indipendenza nazionale nella disponibilità di materie prime, energetiche e non solo, dall’altro processi di riconversione produttiva. Solo così possiamo pensare di mantenere e migliorare il nostro sistema economico. Nel frattempo, per intervenire nell’immediato, resta prioritario fissare un tetto ai prezzi del gas per arrestare le speculazioni in atto ed erogare liquidità ai settori più colpiti anche mediante un nuovo scostamento di bilancio: il “vecchio” Pnrr, di soli pochi mesi fa, di fronte al repentino e drammatico cambiamento dello scenario politico ed economico mondiale, non è più adeguato alla situazione ed alle esigenze attuali e rischia essere insufficiente di fronte al pericolo di una nuova flessione del Pil. Ora serve un Recovery Fund dell’energia: l’Europa intera deve allertarsi con misure congrue, come ha fatto di fronte alla crisi Covid, perciò il Presidente Draghi, per difendere la stabilità economica e sociale dell’Italia – e dell’Ue – deve necessariamente rimarcare questa esigenza urgentissima in sede europea.