di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Se c’è e ci sarà qualcosa da salvare di questa era di incessanti crisi sanitarie, economiche, sociali e umanitarie, sono la spinta all’innovazione e, allo stesso tempo, la riscoperta di ciò che o si dava per scontato o per obsoleto.
Basti pensare alla sanità pubblica, devastata in passato da profondi tagli di spesa, imposti dalle regole di bilancio, e di cui si è riscoperta la centralità. Tagli e regole di bilancio europei sospesi, messi in discussione, è paradossale dirlo ma vero, “grazie” alla pandemia. Il lavoro si sta aprendo, per chi è pronto ai cambiamenti, a nuovi modelli organizzativi e, allo stesso tempo, i lavoratori stanno (ri)scoprendo il valore della conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, della salute e della sicurezza nella loro attività quotidiana, nelle aziende, in qualsiasi luogo di lavoro. Anche nel Pubblico impiego, protagonista in questi giorni del rinnovo delle rappresentanze sindacali. Così come nei confronti del sindacato si sta prospettando una nuova stagione, per la quale è chiamato a rinnovarsi, proprio a fronte di una crisi così lunga e inedita.
Che sia così lo dimostra persino una vicenda accaduta nei lontanissimi Usa, dove, per la prima volta nella storia del colosso dell’e-commerce, Amazon, è nato il primo sindacato, presso lo stabilimento del distretto di Staten Island, a New York. Il 1° aprile i lavoratori hanno votato per favorire o meno l’ingresso del sindacato nel loro stabilimento. L’esito delle votazioni sarà ufficializzato l’8 aprile, data in cui scade il termine per la presentazione dei ricorsi. In ogni caso, l’Amazon Labour Union ha conquistato la maggioranza, senza il sostegno di altri sindacati ufficiali, ottenendo 2.654 voti a favore e 2.131 contrari, su un totale di 8.300. La maggioranza è del 57%, e potrebbe scendere al 55%, conteggiando i 64 voti contestati da Amazon. La vittoria storica ha un risvolto politico che va a vantaggio dei progressisti, l’area più oltranzista e insofferente della nuova Amministrazione. Il presidente Usa, Joe Biden, ha dovuto quindi dichiarare in merito, mostrandosi «contento che i dipendenti possano essere ascoltati».
Le battaglie dell’Alu, come ben sa chi fa sindacato, sono appena iniziate, il loro programma elettorale in 8 punti prevede il raggiungimento di obiettivi che qui in Italia forse si danno per scontati: cambiamenti immediati nelle politiche aziendali riguardanti la salute e la sicurezza, le retribuzioni, le promozioni, gli straordinari, le condizioni di lavoro, i trasporti e l’orario di lavoro, nonché anche le “relazioni sindacali”. Insomma, in Europa e in Italia c’è stato un tempo, molto lungo e in parte ancora duro a morire, in cui si inseguiva il modello americano. Adesso è il modello americano a inseguire quello europeo. Che però ha sia un assoluto bisogno di rinnovarsi sia di riscoprire sé stesso.