di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

In Ungheria il popolo ha deciso, con una maggioranza schiacciante, di continuare a riporre la propria fiducia nel premier Viktor Orban, per il per il quarto mandato consecutivo. Il suo partito, Fidesz, in coalizione con i cristiano-democratici di Kdnp, nelle elezioni di ieri ha ottenuto il 54% dei consensi battendo gli avversari, che pure si erano presentati insieme contro di lui nell’alleanza “Uniti per l’Ungheria”, rimasta però ferma al 34%. Infine, terzo polo, la destra estrema con oltre il 6% delle preferenze. Allora, evidentemente, nonostante le trasformazioni politiche e sociali seguite al Covid prima, al cambio ai vertici della Casa Bianca poi ed alla guerra in Ucraina adesso, il messaggio sovranista, rappresentato con diverse sfaccettature nelle varie Nazioni, non si è affatto affievolito nei consensi popolari. Come dimostra anche l’ascesa nei sondaggi di Marine Le Pen, a pochi giorni dalle elezioni in Francia. Chiarissime le parole dell’appena riconfermato Primo Ministro ungherese: «È una vittoria così grande che si vede dalla Luna e di certo si vede anche da Bruxelles». La proposta di Orban, capace di raccogliere così vasti consensi, è quella di un’Ungheria indipendente dal cosiddetto globalismo, ovvero da quell’insieme di modelli culturali, politici ed economici, contro i quali propone valori di ispirazione conservatrice e azioni politiche improntate all’indipendenza economica e politica del suo Paese, pur membro sia della Ue che della Nato, dalle decisioni provenienti tanto da Bruxelles quanto da Washington, quando giudicate non convenienti nell’interesse dell’Ungheria. Nella gestione del fenomeno migratorio, nella impostazione culturale da offrire alle nuove generazioni, come anche ora nell’affrontare la guerra fra Russia ed Ucraina, Paese confinante. Sì all’accoglienza dei profughi, con un’organizzazione tra l’altro efficientissima, come abbiamo potuto constatare personalmente nella missione Ugl di pochi giorni fa, una ferma condanna della guerra, ma con il divieto di trasferimento di armi a Kiev attraverso il territorio ungherese ed accordi economici molto stretti con Mosca, comprese forniture di gas a prezzi vantaggiosi, mentre il resto d’Europa, con l’Italia in prima fila, si trova a dover fronteggiare una significativa crisi energetica. All’indomani del risultato elettorale è già partito il solito coro di preoccupazione e demonizzazione dell’Ungheria di Orban da parte di molti politici e giornalisti nostrani. Bisognerebbe, invece, comprendere gli elementi vincenti del programma col quale si è presentato agli elettori, anche per evitare un’esasperazione sociale capace di generare reazioni estreme: la crisi energetica ad esempio è solo agli inizi e, smussando alcune sfaccettature, capire che l’idea di una Nazione più attenta ai propri interessi e a quelli dei propri cittadini e capace di avere un ruolo identitario e sovrano a livello culturale, economico e politico nei confronti delle altre grandi potenze mondiali andrebbe in parte fatta propria dal resto dell’Ue, impostando un sovranismo continentale in grado di far nascere un altro tipo di Europa.