Petrolio e gas, gli “altri” protagonisti del conflitto ucraino. Gelmini: «Chiediamo con forza un prezzo europeo del gas. L’Italia è al tavolo con Francia e Germania per affrontare questo tema»

Il petrolio e il gas sono i protagonisti indiscussi di questo difficilissimo periodo, insieme al conflitto ucraino. Sulla stampa estera di oggi campeggiano la decisione di Biden di attingere alle riserve strategiche di greggio e il muro contro muro tra Putin e l’Europa sui pagamenti in rubli del gas. Fatto, quest’ultimo, che ha fatto recuperare al rublo quasi tutte le perdite accumulate dopo l’invasione dell’Ucraina, a causa delle severe restrizioni sugli scambi valutari, determinate, come sappiamo, da scelte politiche. Ci riferiamo, ovviamente, alle sanzioni Usa ed UE che hanno escluso le banche russe dal sistema di pagamenti globale e congelato parte delle riserve della banca centrale russa. Nel frattempo, sui mercati i prezzi del petrolio sono molto volatili, mentre si attende la riunione straordinaria dei paesi membri dell’Agenzia internazionale per l’energia per discutere della stabilizzazione dei mercati petroliferi. Ieri l’Opec+ ha concordato un’ulteriore apertura modesta dei rubinetti, ignorando così le richieste di allentare la pressione sui prezzi. Le notizie più fresche dal fronte raccontano di un attacco ucraino sul suolo russo, il primo dall’inizio del conflitto, sferrato da due elicotteri ucraini che avrebbero colpito un deposito Rosneft di carburante nella regione russa di Belgorod, secondo quanto riferito dalla Tass che cita la denuncia dell’attacco da parte del governatore della regione. Non ci sarebbero vittime, sul posto sono stati inviati sul posto almeno 170 vigili del fuoco coadiuvati da 50 mezzi per spegnere il rogo, evidentemente, di notevoli dimensioni. Il Cremlino ha detto che l’attacco peserà sui colloqui, ma allo stesso tempo ha dichiarato che la decisione di fornire gas solo se pagato in rubli potrà essere annullata in futuro, restando per ora l’opzione più affidabile per la Russia. In tema di petrolio, entra in gioco anche l’India che, ricordiamolo, non ha finora condannato la Russia per l’invasione e si è astenuta dal voto per una risoluzione di condanna alle Nazioni Unite. Il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, ha implicitamente confermato e difeso la decisione di comprare petrolio a prezzi scontati dalla Russia (quotazioni ribassate di 35 dollari al barile rispetto ai prezzi pre-invasione dell’Ucraina), scelta che contribuisce a compensare le sanzioni scelte dai Paesi occidentali verso la Russia. È una decisione molto importante, se non altro perché l’economia russa, senza la vendita di gas e petrolio, sarebbe ad un passo dal baratro.