di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale UGL

Finisce oggi lo stato d’emergenza sanitario causato dalla pandemia di Covid-19 decretato nell’ormai lontano 31 gennaio 2020. Dopo oltre due anni dovremmo, almeno per quanto riguarda il virus, iniziare finalmente a tirare un sospiro di sollievo. Nella speranza che le cose non cambino di nuovo in autunno, con nuove varianti, impennate di contagi, ricoveri e vittime, e che quindi l’uscita dall’emergenza di oggi non si riveli, più in là, un – decisamente poco piacevole – pesce d’aprile. Ma, almeno per adesso, è doveroso approfittare della buona notizia. Questi due anni e passa sono stati molto duri per gli italiani. Innanzitutto dal punto di vista sanitario, con un bilancio ad oggi di 159mila vittime, all’ottavo posto al mondo nella triste classifica dei decessi, che ci mette a confronto anche con nazioni molto più grandi e popolose della nostra. Con l’incredibile sforzo del nostro personale sanitario per fronteggiare la richiesta massiccia di assistenza da parte dei contagiati. A livello economico, il Covid ci ha portato una crisi gravissima: imprese chiuse o drasticamente ridimensionate, ore di cassa integrazione, perdita di posti di lavoro. Ed anche in termini sociali gli effetti non sono stati da meno: la pandemia ha ampliato le diseguaglianze, comportato effetti significativi dal punto di vista dell’esclusione sociale per le persone lavorativamente o personalmente più fragili, ancora più colpite delle altre da lockdown e chiusure, per i nostri ragazzi costretti alla dad, per gli anziani, più soggetti alle forme gravi della malattia e quindi costretti ad un rigoroso isolamento, anche, nei periodi peggiori, non potendo più frequentare familiari ed amici. Poi il green pass, misura forse necessaria, ma comunque controversa, che ha trasformato questi problemi comuni in un’occasione di scontro anche durissimo fra favorevoli e contrari, rendendo il nostro popolo non maggiormente unito, ma ancor più diviso nell’affrontare il Covid. Comunque, ne stiamo uscendo e quello di oggi è il primo giorno di una nuova normalità. Nonostante ancora ci sia un triste strascico di contagiati e deceduti, grazie all’adesione massiccia degli italiani alla campagna vaccinale, ad una migliore conoscenza della malattia e delle possibili terapie, a varianti meno aggressive, sta iniziando una stagione di convivenza col virus. Le misure straordinarie per il contenimento dei contagi sono state da oggi molto ridimensionate e termineranno alla fine del mese, dopo di che torneremo alla vita di prima, speriamo definitivamente. In questi giorni le notizie dal fronte ucraino e la nuova emergenza politica ed economica legata alla guerra ed all’approvvigionamento delle materie prime ci hanno fatto in parte dimenticare quanto accaduto in questi due anni e stanno gettando una nuova ombra di insicurezza, di diverso tipo ma ugualmente preoccupante, sul futuro. Non dobbiamo comunque dimenticare questi due anni di Covid, ma anzi farne tesoro per apprezzare meglio il ruolo del welfare – sanità, ammortizzatori sociali, scuola – e per comprendere che si va avanti solo insieme, al di là dei settori lavorativi, delle fasce sociali, delle idee politiche, come comunità nazionale.