Il premier lo ha ribadito nell’incontro con la stampa estera mentre il Senato convertiva in legge il “decreto Ucraina”, che prevede anche l’invio di aiuti militari a Kiev

«Alla pace si arriva se l’Ucraina si difende, altrimenti non si arriva alla pace». Così il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sottolineando nel corso di una conferenza con la stampa estera che «aiutare» Kiev «e mostrarci così uniti e compatti nella guerra è anche difendere l’ordine multilaterale, le regole che ci hanno accompagnato dalla fine della seconda Guerra Mondiale e hanno dato democrazia, pace e benessere». Quasi contemporaneamente il Senato ha approvato la conversione in legge del “decreto Ucraina”, che contiene diversi provvedimenti tra cui l’invio di armi all’esercito ucraino. Sul decreto, il governo aveva posto la questione di fiducia. Inevitabile un commento di Draghi sul tema al centro del dibattito politico di questi giorni, che aveva causato qualche fibrillazione nella maggioranza, mettendo in discussione la sopravvivenza dell’esecutivo: l’aumento della spesa militare italiana fino al 2% del Prodotto interno lordo, in linea con le richieste della Nato. «L’Italia ha un livello un po’ sotto la Germania, molto sotto la Francia e il Regno Unito. Noi siamo intorno all’1,4% ma l’obiettivo del 2% è un obiettivo verso cui tendere con continuità e realismo», ha detto Draghi, assicurando che sul dossier «non c’è disaccordo» tra i partiti di maggioranza. Il premier ha sottolineato che la proposta del Movimento 5 stelle – spalmare l’incremento della spesa fino al 2030 – non si discosta molto da quella del ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. Che, invece, intende raggiungere l’obiettivo entro il 2028. Comunque, ha concluso il presidente del Consiglio, «sul Def non è previsto che ci sia alcuna indicazione sulle spese militari». «Anche alla luce del dibattito in corso in questi giorni voglio assicurare che l’Italia sta facendo e continuerà sempre di più a fare senza alcun tentennamento la sua parte», ha detto il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, durante il Question time al Senato parlando della spesa per la difesa. «Sul piano degli investimenti e delle risorse dedicate il percorso va affrontato con gradualità e costanza, tenendo certamente conto dei vincoli finanziari ma mantenendo ben chiara la direzione di marcia che l’Italia intende perseguire», ha aggiunto. Dell’importanza del contributo italiano, ne ha parlato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg: «L’Italia fa la differenza perché ha un’economia forte e importante. Qualsiasi aumento da parte dell’Italia avrebbe un impatto sulla spesa totale per la difesa della Nato».