di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

L’Europa dovrebbe imparare, specie dopo il tragico monito della guerra in Ucraina, a mostrarsi meno debole e divisa. Pensarsi come entità unica su alcuni temi fondamentali come difesa dei propri confini, politica estera, indipendenza energetica ed alimentare, oltre che sicurezza sanitaria. Trasformandosi profondamente: da peggior nemica di se stessa come è stata negli scorsi anni, dominati dalle irrealistiche logiche dell’austerity, da contenitore di interessi diversi se non contrastanti fra i propri membri a vera unione di popoli per la difesa del bene comune. Questa esigenza sembra ancora più urgente adesso che l’alleato principale, la superpotenza d’Oltreoceano, ha al proprio vertice una personalità come Joe Biden, l’uomo delle brutte figure, come si definisce anche da solo: « I’m a gaffe machine». Peccato che ora non si parli di qualche atteggiamento scomposto ad un meeting internazionale, ma di parole talmente fuori luogo da mettere in pericolo non solo l’Ucraina, ma l’intero Occidente, ed in particolare, più che gli Stati Uniti, l’Europa. In un’eventuale escalation della guerra che potrebbe persino portare allo scenario più terrificante, la terza guerra mondiale in tempo di armamenti atomici. Tanto che gli altri leader hanno voluto prendere le distanze dalle sue parole, da Macron a Scholz, dal portavoce turco Kalin all’alto rappresentante Ue Josep Borrell. Ed addirittura il Segretario di Stato Blinken è stato costretto a sconfessare il proprio presidente. Ma quali sono state esattamente le parole pronunciate da Biden oggetto di tanto scalpore? Oltre ai soliti appellativi rivolti al leader russo, apostrofato come «dittatore», «macellaio» e quant’altro, non certo adeguati, soprattutto se l’obiettivo è quello di una trattativa tra i due belligeranti per arrivare alla pace, soprattutto la frase più infelice: «Quest’uomo – riferendosi a Vladimir Putin – non può restare al potere». Ipotizzando quasi una volontà americana di interferire nella politica interna russa per cambiare inquilino al Cremlino. Un azzardo capace di esasperare gli animi e di gettare un’ombra sulle ragioni dell’Ucraina, rinvigorendo le ipotesi di un’eccessiva intromissione americana e della Nato nell’Europa dell’Est come una delle cause scatenanti del conflitto. Insomma Sleepy Joe si sta mostrando come una figura del tutto inadeguata a incarnare la veste di “capo del mondo libero” chiamato a ristabilire l’ordine e il buon senso dopo le intemperanze del suo predecessore Trump. Viene da chiedersi se quest’ultimo sarebbe stato, invece, capace di gestire meglio la situazione, dall’Afghanistan fino ad ora, rispetto a quanto sta facendo, sotto gli occhi del mondo intero, Biden. Problemi americani, certo, ma anche nostri. Almeno finché l’Europa non sarà in grado di compiere un salto di qualità diventando un attore politico al pari delle altre potenze mondiali.