Gli interventi sugli ammortizzatori sociali contenuti nell’ultimo provvedimento urgente non convincono, in quanto molto parziali e soggetti a condizioni decisamente stringenti. Il ministro Orlando, comunque, non ha escluso correttivi in corso d’opera per venire incontro al mutato contesto internazionale

Una cosa è certa: era lecito aspettarsi qualche cosa di più dal nuovo provvedimento urgente, anche alla luce di quanto sta succedendo in Ucraina. Il decreto-legge 21/2022, ribattezzato sugli organi di informazione come decreto Taglia-bollette, non fornisce, purtroppo, molte di quelle risposte attese. Se l’intervento sulle accise sembra ridare un parziale ristoro alle imprese e ai cittadini (parziale, perché comunque limitato ad un solo mese), tutta la parte relativa agli ammortizzatori sociali appare decisamente insufficiente. Gli articoli 11 e 12 del provvedimento prevedono infatti tre cose: 26 settimane aggiuntive per le imprese che rientrano nella disciplina degli ammortizzatori sociali; 8 settimane aggiuntive per le piccole imprese dei settori connessi al turismo; l’esonero dalla contribuzione addizionale prevista dalla legge. Il problema, soprattutto per le prime due misure, è che per poter accedere a queste settimane ulteriori, i datori di lavoro devono aver consumato tutti gli altri strumenti ordinariamente a disposizione. Per intenderci, è una cosa ben diversa dalla gestione degli ammortizzatori sociali con causale Covid-19 che abbiamo conosciuto in questi due anni, durante i quali si è, nei fatti, sospesa la disciplina prevista dal decreto legislativo 148/2015. Non è un caso, quindi, che Cgil, Cisl, Uil, Ugl e le altre parti sociali sono uscite deluse dal tavolo di confronto convocato all’inizio della settimana dal ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, per parlare della riforma e di come affrontare questa nuova emergenza, soltanto in parte legata alla pandemia. La cosa che fa ben sperare è che lo stesso ministro ha comunque aperto a possibili integrazioni in corso d’opera.