Dopo il lavoro autonomo, anche quello alle dipendenze segna il passo

La Banca d’Italia, dopo che anche i sindacati e le associazioni datoriali hanno evidenziato la cosa, lancia l’allarme: nei primi due mesi dell’anno il lavoro dipendente, pur continuando a crescere, sembra perdere lo smalto necessario per riportare il nostro mercato del lavoro ai livelli pre-pandemia. A pesare sul dato complessivo è la brusca frenata che si è registrata in settori ad alta intensità occupazionale, come il commercio e il turismo, prima durante colpiti dalle misure di contenimento della diffusione del virus e, poi, messi in ginocchio dalla guerra russo-ucraina. Viceversa, costruzioni e industria sembrano tenere, tanto è vero che il saldo rimane ancora ampiamente positivo, al netto, naturalmente, delle difficoltà sul versante dell’approvvigionamento delle materie prime e dell’esplosione dei costi per l’energia. La cosa che preoccupa notevolmente è che i settori in crisi sono proprio quelli dove è maggiore la presenza femminile, già inferiore alle medie europee. Un contesto difficile che è stato peraltro analizzato anche nel corso della videoconferenza di inizio settimana con il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando. Al responsabile del dicastero di via Veneto, Cgil, Cisl, Uil e Ugl sono tornati a chiedere un nuovo pacchetto di ammortizzatori sociali per evitare un progressivo scivolamento verso la disoccupazione di migliaia di lavoratori dipendenti.