Da 112,4 a 100,8: pesante calo della fiducia dei consumatori a marzo. Meno le imprese. Confcommercio: «Era prevedibile, ma non con l’intensità con cui si è manifestato». Un’erosione totale del miglioramento del sentiment «faticosamente conquistato»

Rende noto oggi l’Istat che a marzo 2022 «si stima una decisa diminuzione dell’indice del clima di fiducia dei consumatori da 112,4 a 100,8», mentre quello delle imprese «registra una flessione più contenuta, passando da 107,9 a 105,4». «Tutte le componenti dell’indice di fiducia dei consumatori sono in calo ma con intensità diverse. Il clima economico e quello futuro cadono, rispettivamente, da 129,4 a 98,2 e da 116,6 a 93,5; il clima personale scende da 106,8 a 101,7 e quello corrente cala da 109,6 a 105,7». «Con riferimento alle imprese, tutti i comparti indagati registrano una diminuzione dell’indice di fiducia ad eccezione di quello delle costruzioni. Più in dettaglio, l’indice di fiducia diminuisce nel comparto manifatturiero (da 112,9 a 110,3), nei servizi di mercato (da 100,4 a 99,0) e nel commercio al dettaglio (da 104,5 a 99,9). In controtendenza, nelle costruzioni l’indice sale da 159,7 a 160,1». «Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nella manifattura peggiorano sia i giudizi sugli ordini sia le attese sulla produzione in presenza di una stabilità delle scorte di magazzino; per quanto attiene le costruzioni, migliorano i giudizi sugli ordini mentre si registra un peggioramento per le attese sull’occupazione. Infine, nei servizi di mercato e nel commercio al dettaglio tutte le componenti si deteriorano ad eccezione dei giudizi sulle scorte nel commercio». Commenta l’Istat: «A marzo l’indice di fiducia delle imprese torna a diminuire dopo il recupero registrato lo scorso mese. Il calo è principalmente imputabile ad un diffuso peggioramento sia dei giudizi sia delle attese sugli ordini/vendite nel comparto manifatturiero, nei servizi e nel commercio al dettaglio. L’indice di fiducia dei consumatori scende marcatamente raggiungendo il valore più basso da gennaio 2021», a causa di un «forte deterioramento delle aspettative sia sulla situazione economica del Paese sia su quella personale nonché ad un aumento delle attese sulla disoccupazione». Secondo l’Ufficio Studi di Confcommercio il «deterioramento» del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese nel mese di marzo era «prevedibile, ma non con l’intensità con cui si è manifestato». Per i consumatori, soprattutto, «si tratta di un’erosione totale del miglioramento del sentiment faticosamente conquistato dopo la fase peggiore della pandemia».