La gestione iniziale del Covid-19 ha mostrato gli enormi limiti di una macchina ingolfata e pesante. Poi la situazione è migliorata e, grazie ad alcuni accorgimenti, oggi oltre 24 milioni di cittadini utilizzato l’app IO, lo Spid o la carta d’identità elettronica per connettersi in tempo reale da remoto

Una parte del successo del Piano nazionale di ripresa e resilienza dipende anche dalla capacità della pubblica amministrazione di rafforzarsi sotto il profilo della digitalizzazione e della interconnessione con i cittadini. La pandemia ha avuto, fra i suoi effetti collaterali, quella della accelerazione verso il digitale. La stragrande maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici ha infatti sperimentato lo smart working, dopo che la legge sul lavoro agile del 2017 era rimasta parcheggiata in un angolo, praticamente inutilizzata. Le imprese hanno dovuto adeguare i loro sistemi produttivi e, soprattutto, hanno potenziato il canale online per le vendite e i rapporti con i clienti e i fornitori. La pubblica amministrazione, in un tale scenario, ha provato a fare la propria parte, non senza difficoltà, però. È sufficiente ricordare i ritardi accumulati sul versante degli ammortizzatori sociali nel corso del 2020 e il sostanziale fallimento della app Immuni, lanciata dall’allora premier, Giuseppe Conte, insieme all’allora super-commissario, Domenico Arcuri. Ad un certo punto, si è virati su qualcosa che già esisteva, come lo Spid o la carta di identità elettronica, o che andava potenziato, come l’app IO, anche attraverso meccanismi indiretti che hanno prima guardato ai giovani e poi a tutta la popolazione residente. Il risultato è che oggi la pubblica amministrazione è più vicina al cittadino. Il percorso, però, è appena iniziato e non mancano sicuramente degli aspetti paradossali, ad iniziare dal fatto che, in non pochi casi, la gestione in digitale di alcuni servizi è più costosa di quella tradizionale. Senza dimenticare, la poca formazione dei dipendenti e l’obsolescenza dei mezzi.