di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

Il prossimo 31 marzo terminerà lo stato d’emergenza Covid e il governo ha tracciato una road map di progressive cancellazioni delle disposizioni legate alla pandemia. Dal giorno seguente, primo aprile, verrà sciolto il Cts, terminerà l’incarico di commissario affidato al generale Figliuolo, non sarà più prevista la suddivisione dell’Italia a colori in base ai parametri legati a contagi ed ospedalizzazioni, quindi niente più zone bianche, gialle, arancioni o rosse. La quarantena e l’isolamento riguarderanno solo i positivi al virus e non i contatti, neanche stretti, terminerà la dad e nelle classi scolastiche, a prescindere dal numero di casi Covid, resteranno a casa solo gli studenti contagiati e riprenderanno anche le gite. Per accedere al lavoro sarà sufficiente per tutti, compresi gli over 50, il Green Pass base, ossia anche da tampone negativo, con l’eccezione del personale sanitario per il quale le regole attuali rimarranno in vigore fino al 31 dicembre. Non sarà più richiesto nessun certificato per alloggiare negli hotel, consumare all’aperto nei bar e nei ristoranti, praticare attività sportive all’aperto, accedere a negozi e attività commerciali, uffici pubblici, poste, banche, musei, né per salire sui mezzi di trasporto pubblico locale, anche se qui occorrerà indossare la Ffp2. In base alla road map, poi, dal primo maggio terminerà l’obbligo di indossare la mascherina al chiuso e soprattutto verrà abolito del tutto il Green Pass, una delle misure più controverse fra quelle adottate nel corso della pandemia. Qualcuno avrebbe voluto più prudenza, qualcun altro maggiori accelerazioni sul fronte del ritorno alla normalità, come ad esempio il ministro del turismo Garavaglia che ha chiesto al governo risarcimenti per il settore della ristorazione per compensare il fatto che anche questa Pasqua, che cade il 17 aprile, non sarà del tutto priva di limitazioni. Ma, al di là di tutto questo, possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo: l’emergenza sanitaria sembra alle spalle. Tirando le somme, l’Italia è venuta fuori dalla crisi Covid grazie alla campagna vaccinale, al senso di responsabilità dei cittadini, all’impegno degli operatori sanitari. La politica durante la pandemia avrebbe potuto fare di più e non sono mancate le criticità specie durante la gestione Conte-Arcuri. Forse non ne siamo usciti migliori, come si cantava dai balconi durante il lockdown del 2020, ma, comunque, ne siamo usciti. Ci saremmo potuti, ad esempio, risparmiare le troppo aspre diatribe fra favorevoli e contrari al lasciapassare verde, con la solita distinzione all’italiana fra guelfi e ghibellini, buoni e cattivi. Dal 1° maggio torneremo, come del resto siamo sempre stati, tutti uguali, tutti italiani. Ora ci aspettano nuovi problemi, purtroppo, legati alla guerra in Ucraina ed all’approvvigionamento ed ai costi di energia e materie prime. Sperando di aver imparato qualcosa dall’emergenza sanitaria che sta per concludersi e di riuscire ad affrontare le nuove sfide con maggiore coesione ed unità nazionale.