Porti: crolla il trasporto dei passeggeri

Porti dimenticati. Da chi? Dai passeggeri, meno dalle merci. È il quadro che emerge dai dati odierni dell’Istat: nel 2020 la crisi conseguente alla pandemia ha ridotto la quantità di merci imbarcate e sbarcate nei porti italiani del 7,6% rispetto al 2019. Il trasporto passeggeri è diminuito di oltre un terzo, -36,3%. Nei primi nove mesi del 2021 le merci trasportate nei 137 principali porti commerciali sono aumentate del 3,1%, ma il livello è ancora inferiore al 2019 (-4,8%). Eppure, nel 2020, l’Italia resta al primo posto tra i Paesi europei per numero di passeggeri via mare e al secondo dopo l’Olanda per merci trasportate. Da diversi anni l’Italia è al 2° posto in Europa, dopo i Paesi Bassi, per il trasporto di merci. Il 2020 è un anno drammatico per il trasporto marittimo dei passeggeri. A livello europeo, rispetto al 2019, il trasporto di persone si è quasi dimezzato, -45%, l’Italia è non poco al di sopra della media europea (-36,3%), non compromettendo così il primo posto in Europa per quantità di passeggeri imbarcati e sbarcati, 24% del totale Ue. Seguono la Grecia, (17,8%) e la Danimarca (13,4%). Gli altri Paesi con una quota di passeggeri trasportati rilevante ma inferiore sono Croazia (8,2% sul totale Ue), Germania (7,2%) e Spagna (6,2%). Al primato dell’Italia contribuiscono i porti della Sicilia: prima per traffico passeggeri a livello europeo è Messina, seguita da Reggio Calabria, compresa Villa San Giovanni. Al 5° posto, Napoli. A livello territoriale, nel 2020 i principali porti commerciali italiani sono 137, distribuiti lungo le coste di 14 regioni: 8 nel Nord-ovest (tutti in Liguria), 12 nel Nord-est, 28 nel Centro-Italia e 89 nel Sud (il 65% del totale, 50 nelle due Isole maggiori e 39 nelle regioni del Sud). I porti più rilevanti, che nel 2020 hanno movimentato più di 10 milioni di tonnellate di merci e oltre un milione di passeggeri, sono Genova, Livorno e Napoli. Le regioni con il maggior traffico marittimo, in termini di navi approdate, sono la Sicilia e la Campania.

VERTENZA: 4500 lavoratori della Tirrenia/Moby a rischio

Fit-Cgil e Ugl Mare sono in fibrillazione. Le sigle chiedono un incontro al Governo, «perché – sostiene Fit-Cgil – abbiamo il diritto di conoscere quali sono le strategie pronte a garantire la continuità occupazionale dei circa 6 mila lavoratori del Gruppo nel caso in cui non si arrivasse a realizzare l’accordo tra tutti i creditori entro il prossimo 31 marzo come stabilito dal Tribunale di Milano». L’Ugl Mare specifica che «a rischio ci sono 4500 posti di lavoro» e «non abbiamo avuto risposta alla richiesta di confronto inviata al “MIMS” il 5 marzo scorso, per mitigare gli effetti che potrebbe produrre il fallimento totale o parziale delle Aziende del gruppo Onorato». «In assenza di una convocazione da parte dei rappresentanti del Ministero dello Sviluppo Economico o dei commissari di Tirrenia in amministrazione straordinaria si terrà il prossimo 21 marzo una prima mobilitazione con presidio, dalle 11, al Mise a Roma con assemblee preliminari con i lavoratori del Gruppo, già programmate a partire da domani», ha annunciato il segretario nazionale della Filt Cgil Natale Colombo. Pasquale Mennella, dell’Ugl Mare, invece, ha già proclamato uno sciopero per il 29 marzo di 24 ore a partire dalle 16.00 per rispondere «alle preoccupazioni e agli appelli accorati del personale tutto».