Gli impegni presi da Stellantis per l’Italia tra molte speranze e qualche dubbio
di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

All’indomani dell’incontro dei rappresentanti della multinazionale automobilistica con gli esponenti del governo e dei sindacati, come del resto hanno fatto i nostri metalmeccanici Ugl presenti al tavolo, non possiamo che esprimere ottimismo, con però estrema cautela, di fronte a quanto detto dalla dirigenza di Stellantis, ed in particolare da Davide Mela, in merito al futuro degli impianti italiani. L’Italia, stando alle sue parole, dovrebbe ancora interpretare un ruolo importante nell’ambito del complessivo progetto strategico dell’azienda illustrato tempo fa dall’Ad Tavares, il Piano 2030 Globale. E di questo non possiamo ovviamente che rallegrarci, come anche delle rassicurazioni sul prossimo futuro di stabilimenti come quello di Melfi, che si occuperà dei veicoli ibridi, o di Pomigliano d’Arco, che fino al 2026 continuerà a produrre la Panda, di Pratola Serra, destinata all’assemblamento dei motori dei veicoli commerciali e soprattutto di Termoli, che dovrebbe trasformarsi nella Gigafactory europea per la produzione di batterie. Certo, per poter tirare un convinto sospiro di sollievo, occorrerebbe qualche certezza in più, sui dettagli delle produzioni destinate ai vari impianti, come anche sui volumi, sui livelli occupazionali. Alle difficoltà già presenti, come ad esempio quella legata alla transizione verso l’elettrico, scelta più politica che industriale come detto anche da Tavares, se ne sono aggiunte di nuove, determinate dal post-pandemia prima, con le criticità relative a energia e forniture, e dal conflitto in Ucraina poi, con il gruppo che ha annunciato la sospensione dell’import-export con la Russia. I contraccolpi di questi eventi a breve rischiano di mostrarsi in tutta la propria importanza anche nel settore, già in difficoltà, dell’automotive: alcuni esperti parlano di una nuova contrazione degli ordini da marzo di almeno il 20% rispetto all’anno precedente, che già non era stato esaltante. Anche a causa del sentimento di incertezza e sfiducia che serpeggia fra i consumatori, dovuto al continuo susseguirsi di crisi internazionali, sanitarie, economiche e politiche. Nonostante questi timori, l’impegno di Stellantis nel nostro Paese, definito ancora centrale dalla multinazionale nata dalla fusione fra Fca e Psa, resta comunque un buon segnale, in attesa di ulteriori chiarimenti sul piano industriale. Un annuncio positivo in un contesto nel quale, purtroppo, ultimamente le buone notizie scarseggiano.

Costo del lavoro

Un’affermazione sulla quale anche la politica dovrebbe riflettere è quella fatta in varie occasioni dall’Ad di Stellantis, Carlos Tavares: a pesare sugli alti costi di produzione in Italia non è – parole sue, non di parte sindacale – il costo del lavoro, più basso che altrove, ma altri fattori, tra i quali anche il prezzo dell’energia di cui molto si parla in questi giorni. Un tema che meriterebbe più di una riflessione sulle tante scelte sbagliate e poco lungimiranti, sia dal punto di vista economico che sociale, fatte negli ultimi anni.