Il contesto politico ed economico internazionale impone scelte più incisive

di Francesco Paolo CaponeSegretario Generale Ugl

Il nostro Paese si stava faticosamente rialzando dalla crisi Covid, come avevano attestato i dati Istat su tasso di occupazione e disoccupazione, che a gennaio erano tornati ai livelli pre-pandemici, ma, in poche settimane, già è tutto di nuovo cambiato e le incertezze sono cresciute in maniera drastica, prima a causa dei rincari dell’energia ed ora per la guerra in Ucraina. Questi eventi pesano e continueranno a pesare in modo significativo sul nostro sistema produttivo, sull’occupazione ed anche sulla tenuta dei redditi delle famiglie italiane e quindi bisognerà evitare errori nella formulazione delle politiche economiche, del lavoro e sociali che, come afferma un articolo di oggi su “Il Sussidiario”, «l’Italia non può più permettersi», pena vanificare tutti gli sforzi fatti finora. In concreto, va rivisto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Pnrr, finanziando politiche attive del lavoro, progetti di formazione e misure dirette a favorire la transizione energetica, puntando anche sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento. In base alle stime fatte finora, il caro energia causerà una flessione del Pil pari allo 0,7% e l’impatto sull’occupazione, in base alle previsioni del Presidente di Confindustria Bonomi, in assenza di interventi radicali, rischia di tradursi in 400 milioni di ore di cassa integrazione. Insomma, a breve – e ancora non sappiamo quale sarà l’evoluzione della situazione – l’Italia subirà effetti drammatici determinati dalla crisi russo-ucraina. Il combinato disposto del rincaro dell’energia prima e della guerra ora, fra Paesi importantissimi per l’Italia nella fornitura di materie prime fondamentali, subito dopo la crisi economica provocata dal virus, è una vera e propria tempesta perfetta che si sta abbattendo su di noi. Occorre fare presto e bene per minimizzare, per quanto possibile, i danni. Queste crisi continue che stanno sconvolgendo il mondo intero richiedono una totale revisione delle politiche economico-sociali attuate dalla nostra classe dirigente. Ed anche se, come tutti speriamo, si dovesse trovare a breve una soluzione capace di fermare la guerra in Ucraina, le cose non potranno tornare come prima: la lezione che ci è stata offerta sull’importanza non trascurabile – ed invece ignorata per troppi anni – di una maggiore autonomia energetica e della contemporanea diversificazione delle fonti di approvvigionamento dovrebbe, comunque, non essere più dimenticata.

I settori più colpiti

Le imprese energivore, il settore siderurgico, la filiera dell’agroalimentare. Pilastri della nostra economia a rischio a causa della situazione internazionale. Con conseguenze occupazionali importanti. E rincari che vanno dai costi dell’energia a quelli degli alimenti, con effetti su tutta la popolazione, ma in particolare sulle famiglie con i redditi più bassi, per le quali gli aumenti pesano percentualmente di più sul reddito disponibile. Un circolo vizioso di minori produzioni e consumi, uno scenario preoccupante che può mettere a rischio i progetti di ripresa.